Il pianeta di Paola Bonfadini

SESSANTADUESIMA TAPPA


Il buio oltre le stelle:

la prima stagione di Babylon 5 (1994)

Oltre le stelle. Lontano, sempre più lontano.

Il cielo brilla di luci nell'oscurità infinita.

L'universo, la galassia? Mistero insolubile, spesso imminente pericolo.

E il progresso tecnologico non dà risposte alla paura, al disagio delle creature viventi.

Certo, scintillanti e bizzarre astronavi solcano gli interminati spazi, nuove forme di vita si incontrano e scontrano, ma il buio incombe, la paura paralizza fuori e dentro di noi.

Nulla è così come sembra: Alieni ed Umani nascondono segreti inconfessabili, ambizioni cupe, passioni segrete, desideri violenti e distruttivi. Nell'improvvisa difficoltà, forse, nell'esigenza di affrontare un nemico comune, avverrà un necessario tentativo di reagire per sopravvivere. La speranza, insomma.

Ecco cosa si prova dopo la visione della prima stagione televisiva di Babylon 5, serie fantascientifica ideata dallo sceneggiatore americano Michael Straczynski, trasmessa negli Stati Uniti nel 1994 e reperibile finalmente in DVD con doppiaggio anche in italiano.

La produzione, pluripremiata e considerata la "Cappella Sistina" della fantascienza degli ultimi decenni, è ambientata nel 2258 sulla stazione orbitale Babylon 5: la costruzione, lunga alcuni chilometri, è l''ultimo tentativo perché esseri umani ed alieni riescano a convivere, una sorta di O.N.U. intergalattico. Simile ad un grande porto spaziale, l'edificio diviene meta di diplomatici, imprenditori, avventurieri e vagabondi. Siamo lontani anni-luce dalla Terra, ma ancor di più dalla dimensione rassicurante e ottimistica di Gene Roddenberry, il creatore di Star Trek. La psicologia del personaggi, l'ambientazione, gli effetti speciali dovuti all'elaboratore elettronico, i dialoghi ben curati, il profondo contenuto narrativo trasformano i telefilms da spettacolo d'intrattenimento ad analisi della condizione esistenziale.

Il protagonista è, quindi, la stazione orbitale, un gigantesco affresco umano ed extraterrestre, in cui si muovono e turbinano laceranti passioni ed enigmi. C'è il Comandante Jeffrey Sinclair (Michael O'Hare), umano nato sulle colonie di Marte e cresciuto dai Gesuiti: audace combattente nella guerra fra il nostro pianeta e gli alieni Mimbari dieci anni prima, nasconde un mistero che lui stesso non sa. Il Comandante in seconda è una donna, il Tenente Susan Ivanova (Claudia Christian): la giovane donna, ebrea russa, porta nell'animo il dolore straziante per la morte della madre, telepate suicida. In un centro siderale tanto complesso, la lotta contro i criminali spetta al Capo della Sicurezza Michael Garibaldi (Jerry Doyle), Terrestre segnato da problemi con l'alcool. Completano le presenze "umane", la telepate commerciale Talia Winters (Andrea Thompson), che aiuta il Comandante in alcuni difficili casi ed è membro dello PSI, lo Psi Corps, e l'ufficiale medico, il Dottor Stephen Franklin (Richard Bigss), raro esempio di dedizione alla professione.

Sulla stazione esiste una specie di consiglio galattico formato da Terrestri e rappresentanti dei raffinati Mimbari, con la saggia ambasciatrice Delenn (Mira Furlan) e l'assistente Lennier (Bill Mumy); dei coraggiosi Narn, con il rude ambasciatore G'Kar (Andreas Katsulas) e l'aiutante Na'Toth (Caitlin Brown); dei gaudenti Centauri, con lo spregiudicato ambasciatore Londo Mollari (Peter Jurasik) e il segretario Vir Cotto (Stephen Furst).

Come non dimenticare, poi, l'enigmatico Kosh dell'avanzatissima specie Vorlon, nascosto dall'imponente armatura che gli permette di adattarsi all'atmosfera del luogo.

Le vicende sulla base spaziale si sviluppano in modo sicuramente originale, ma fra gli episodi, possiamo individuare essenziali fili conduttori: l'approfondimento dei caratteri dei personaggi, umani ed alieni, con amori, odi e delusioni; segreti terribili che suggeriscono pericoli terrificanti; l'immagine della Terra del futuro con problemi insoluti quali la povertà, la solitudine, il crimine.

Significative, perciò, risultano le battute dei dialoghi. Ad esempio, Sinclair, a commento di una cerimonia religiosa Mimbari ("Il palazzo dei sogni", 5) esclama: "Cerchiamo noi stessi dove possiamo"; quando ufficiale ribadisce la volontà di ricostruire la propria vita spezzata dalla guerra afferma: "Io devo scoprire, anche se non vogliono farmi ricordare!" ("Un cielo pieno di stelle", 8). Interessanti sono, inoltre, le riflessioni del Comandante sul senso della vita e sull'amicizia: "Qui mentono tutti" ("Preghiera di sangue", 7); "Sicuri possono essere soltanto coloro che non rischiano nulla"; "Ma la vita è qualcosa di più del battito di un cuore: è ciò che consideriamo sacro che le dà significato" e "Ciò che ci rende uomini è la coscienza, lo spirito e continuare a lottare" ("Tra la vita e la morte", 10); "E, come amico, le dico che non è mai il caso di soffocare i propri sentimenti" ("Scambio", 14).

Non manca un ritratto sovente disincantato delle situazioni: il prode G'Kar commenta che sulla stazione "nessuno è ciò che appare" e, nel percepire un nuovo inganno alieno, ribadisce che "io sono rassicurato e terrorizzato nel contempo dal fatto che nell'universo esistono ancora dei misteri e vanno lasciati lì" ("Guerra delle menti", 6). Ancora è convinto che "gli Umani sono imperscrutabili, ma con il tempo si impara a conviverci" ("Preghiera di sangue", 7) o che "la politica viene prima della moralità" ("La morte in agguato", 9), "l'universo è fatto di tre solo leggi: energia, materia e puro interesse egoistico" ("Tra la vita e la morte", 10). Oppure numerose voci annunciano tenebre e terrore, che colpiscono tutti ed annientano: Lord Kiro, in "Premonizioni" (13), chiede, nella lucida follia, a Mollari: "Dov'è che abbiamo sbagliato? Dov'è che abbiamo perso tutto?". La sorella Edira, nobile veggente, nello stesso episodio, predice a Sinclair che "il nostro futuro cambia di continuo. Lo creiamo noi il nostro futuro, con le nostre parole, con le nostre azioni e soprattutto con le nostre convinzioni. Quello è un possibile futuro, Comandante, e la mia maggiore speranza è che lei possa ancora evitarlo". Ritornano, inoltre, antichi e sempre attuali miti terrestri, come la ricerca del Sacro Graal: in "Il calice sacro" (15), l'ultimo esponente probabilmente dell'ordine dei Templari, Gipso, spiega ad un giovane sulla "cattiva strada" che "tutto ha di nuovo un senso… ogni cosa ha ritrovato un motivo" perché "arte è cercare, non trovare: questo è ciò che conta": ognuno di noi, dunque, "ha potenzialità infinite: devi vederti per quello che sei e non per i pregiudizi altrui".

Il buio inesorabile incombe: una millenaria razza aliena ostile e potentissima, le Ombre, vuole riportare il caos, come in epoche arcaiche, nel nostro cosmo. Tramite il fedele e sinistro emissario umano Morden le Ombre s'insinuano nella stazione e fanno leva proprio sui più inconfessabili desideri di morte e distruzione, sul rancore fra Narn e Centauri. A nulla valgono gli sforzi di mediazione del Comandante, il quale ammonisce che "se resterete preda della vostra rabbia, questa vi distruggerà" ("Metamorfosi", 22). Proprio il fatuo Londo Mollari diverrà l'inconsapevole strumento di guerra. Delenn, in grado di intuire le nere trame, capisce che bisognerà combattere: "Avvenga quello che deve avvenire" ("Eredità", 17); un Mimbari del Consiglio dei Grigi, l'organo di comando del pianeta, comprende che "questi sono tempi curiosi" ("Corruzione a Babylon 5", 20). Proprio nell'ultimo episodio della prima stagione, "Metamorfosi" (22), G'Kar si rende conto che "noi facciamo tutti quello che dobbiamo", mentre Delenn sentenzia che "certe cose si risolvono mentre avvengono". Sinclair, infine, rifletterà, sconsolato, a conclusione degli avvenimenti raccontati, che "nulla sarà più come prima".

È l'ultimo giorno di un anno già problematico: il 31 dicembre 2258.

Il buio oltre le stelle.

Per saperne di più

- MICHAEL STRACZYNSKI, Babylon 5, prima stagione, episodi 1-22, Warner Home Video Ltd., 2002.