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CINQUANTANOVESIMA TAPPA
Come comunicare con un materasso alieno: La vita, l’universo e tutto quanto di Douglas Adams
Domanda: se vi trovaste su di un pianeta alieno e, per di più, abitato da placidi e paciosi materassi parlanti? Come vi comportereste? Riuscireste a resistere alla tentazione di sdraiarvi sul materasso stesso e a stabilire una forma di comunicazione accettabile e soprattutto amichevole? Se sì, allora Sconchiglioso Zeta fa per voi: si tratta di uno dei posti più sonnacchiosi e gradevoli dell’universo. Arthur Dent, simpatico e svagato Terrestre, salvato dalla distruzione del nostro pianeta dall’amico Ford Prefect, un alieno di Betelgeuse, continua le avventure a spasso nella galassia con gli strampalati amici. Il nostro eroe vive, così, le più strane avventure e gli capita perfino di essere abbandonato per cinque anni terrestri in una dimensione temporale preistorica tra i cavernicoli. Ma il pericolo incombe. Un’oscura minaccia terrorizza la galassia: gli spietati robot bianchi del pianeta Krikkit, con le astronavi lucenti, portano distruzione nell’universo alla ricerca dei frammenti d’una chiave che apra la porta stellare della prigione del Len-Tempo. Perché? I Krikkit sono una popolazione pacifica e serena con un unico difetto: distruggere ogni forma di vita nel cosmo. Essi, condannati per crimini contro le varie creature, sono prigionieri d’una specie di limbo atemporale. I nostri eroi, allora, guidati, si fa per dire, da Arthur, cercheranno di rendere vane l’oscurità e la strage. La trama del romanzo dello scrittore inglese Douglas Noel Adams (1952-2001), La vita, l’universo e tutto quanto (1982), segue il famoso Guida galattica per gli autostoppisti (1980) e precede Addio e grazie per tutto il pesce (1984), pubblicati di recente negli Oscar Mondadori. La minaccia aliena è, però, solo lo spunto per una magmatica e rutilante serie di racconti di avventure più o meno spiritose tra robot depressi, pianeti-divertimento, materassi simpatici, computer bizzosi. La scalcagnata Armata Brancaleone di Arthur, Prefect, Startibartfast, Zaphod Beelebrox, e Trillian, personaggi già incontrati nell’opera precedente della Guida, sconfiggono mostri, risolvono intrighi spaziali alla luce del non senso e dell’assurdo. In particolare, l’energia bistromatica del veivolo di Startibartfast costituisce la nota curiosa della più avanzata tecnologia siderale: come un gigantesco ristorante, la sala di controllo e i motori vanno ad energia a base di ricette e di bistrot parigini. Quindi, di nuovo, lo scrittore inglese aggiunge un altro tassello alla parodia della fantascienza “classica”: sulla scia degli umoristi inglesi alla Jerome compone un delizioso e, a tratti, esilerante mosaico di buffe situazioni ed individui. Cosa non convince appieno? Forse proprio la presenza di varie trame e sottotrame che spesso fanno perdere di vista la storia principale e, dunque, il filo del discorso. Non rimane, allora, che abbandonarsi alla illogicità delle vicende del romanzo, perché, come afferma Ford, “Vedi, il fatto è che non ha senso diventare matti per cercare di impedire a noi stessi di diventare matti. Tanto vale cedere alla follia e serbare la sanità mentale nei momenti migliori” (p. 16). . Per saperne di più - DOUGLAS ADAMS,
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