I libri sono nostri maestri. Siamo quasi catturati dal libro stesso. Pensiamo di scegliere noi un testo, ma è il testo che ci sceglie. E noi, durante la lettura, siamo gradualmente plasmati, che lo vogliamo o no, dal contenuto stesso.
Diventiamo, forse, migliori.
Forse.
Elmar Salmann, dell’ordine benedettino, professore dal 1981 di teologia sistematica al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo e alla Pontificia Università Gregoriana, in un prezioso e agile libretto intitolato Scienza e spiritualità. Affinità elettive (EDB, Bologna 2009) tradotto dal tedesco da Armando Matteo, sintetizza con uno stile scorrevole e diretto le gioie della lettura.
Siamo una civiltà delle scrittura e la parola è fondante per costruire l’identità dell’uomo nei secoli: “Leggere e scrivere sono, sin dai tempi remoti, i modi centrali della realizzazione della trasmissione della cultura e della religione, anche se non ne costituiscono i fondamenti.” (ELMANN SALMANN, op. cit. 2009, p. 57).
In particolare, data la formazione culturale dell’autore, il testo biblico incide ancor di più, in quanto modello sapienziale in grado di comunicare saggezza e fede: “Il lettore, che deve e vuole leggere, è esso stesso un enigma per sé: cerca consiglio, istruzione, è aperto per un nuovo mondo. […] Il testo per così dire si crea il suo lettore, gli dà forma e plasma la sua forza di immaginazione secondo la propria multistraticità e impenetrabilità anche contro il voler comprendere del lettore, fino al punto che esso mette quest’ultimo in un confronto tale con se stesso e con il proprio passato da dover modificare la sua vita e il suo pensiero.” (ELMANN SALMANN, op. cit. 2009, pp. 67-68).
Il volumetto contiene due saggi: Scienza e spiritualità (ELMANN SALMANN, op. cit. 2009, pp. 11-54) e La magia della lettura. Pensieri teologici sulla scrittura, sulla lettura e sulla formazione della tradizione (ELMANN SALMANN, op. cit. 2009, pp. 55-82). Nel primo scritto, rivolto ad studenti universitari, Salmann riflette sulla condizione esistenziale con i limiti e le aspirazioni, in nome di un ideale in cui esperienza e preghiera trovano nella fede un equilibrio.
Nel secondo saggio, alla luce del discorso biblico, il teologo esprime alcune considerazioni sulla lettura quale processo creativo capace di plasmare intellettualmente ed interiormente ciascuno.
Davvero utili, perciò, risultano le riflessioni del teologo. Ad esempio, egli afferma, nel primo saggio, che “noi non riusciremo mai a comprendere noi stessi – e questa è una grande grazia, sebbene difficile e pesante. E quand’anche riuscissimo a comprendere tutto, sapremmo ancora meno che cosa dovremmo fare e realizzare con un tale sapere” (ELMANN SALMANN, op. cit. 2009, p. 42). E ancora: “Io posso, sono autorizzato e devo corrispondere in modo creativo al mondo, all’altro, alla causa – questo è il contenuto della mia missione. «Concreativo» significa che ci comportiamo l’uno con l’altro in modo creativamente aperto e così possiamo incontrare il mondo. Questa mi pare essere la prima grazia, il primo comandamento e la missione della vita. Qui si ritroverebbero insieme spiritualità, scienza e vissuto quotidiano.” (ELMANN SALMANN, op. cit. 2009, pp. 44-45). Infine, nel secondo saggio, il professore ribadisce che “La lettura pertanto è e rappresenta un atto creativo. È poiesis recettiva. […] Leggere è piacere, come cibarsi di un piatto ricco. E contemporaneamente gioia di una poiesis, che non costa troppa fatica. […] La lettura risuscita dal libro l’opera, la voce, il messaggio. […] E infine leggere incanta ed estasia, mentre sequestra il lettore via da sé verso una lontananza, una novità, un remoto, che tuttavia gli viene incontro.” (ELMANN SALMANN, op. cit. 2009, pp. 69-72).
Per saperne di più
ELMANN SALMANN, Scienza e spiritualità. Affinità elettive, traduzione di Armando Matteo, EDB, Bologna 2009.