"Fu costui persona molto da bene, né mai ebbe lite né travaglio con persona alcuna, e fu di vita molto innocente": la frase di Giorgio Vasari ne Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti sintetizza l'esperienza umana ed artistica di Girolamo Dai Libri, apprezzato miniatore e pittore nella Verona tra fine Quattrocento e prima metà del Cinquecento. Il biografo toscano traccia la storia della famiglia Dai Libri: il padre Francesco Vecchio, veronese, "fu chiamato Dai Libri per l'arte che fece di miniare libri. […] Venendogli dunque da tutte le bande libri da miniare", vissuto forse tra 1450 e 1506, "finalmente avendo fatte infinite opere per diversi signori, si morì contento e felice; perciò che, oltre la quiete d'animo che gli dava la sua bontà, lasciò un figliuolo chiamato Girolamo, tanto grande nell'arte, che lo vide avanti la morte sua molto maggiore che non era egli".
Il Vasari fissa la nascita di Girolamo nel 1472 e la morte il 2 luglio "d'età ottantatré e fu sepolto in San Nazario nelle sepolture della Compagnia di San Biagio".
La formazione del maestro è composita: il nonno Stefano è pittore e miniatore, il padre Francesco valente artista. Il giovane si forma a bottega e, secondo Vasari, esegue a sedici anni "in Santa Maria in Organo la tavola della cappella de' Lischi, la quale fu scoperta e messa al suo luogo con tanta meraviglia d'ognuno che tutta la città corse ad abbracciare e rallegrasi con Francesco suo padre". L'enfant prodige della pittura e della miniatura veronese lascia, però, una testimonianza anche a Brescia: nell'Antifonario n. 2 (B.I.3) proveniente dal Convento di San Francesco d'Assisi (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, depositi), decorato dal ferrarese Jacopo Filippo Medici detto l'Argenta e dai suoi collaboratori tra il 1489 e il 1496, c'è un episodio dipinto da Girolamo. Nella luce limpida e tersa si delinea l'immagine della Natività. In lontananza i pastori ricevono stupiti, mentre curano il gregge, l'annuncio dell'Angelo, mentre in primo piano le affusolate figure di Maria e Giuseppe contemplano sorpresi e fiduciosi il Bambino, salvezza per l'umanità. Le vesti paiono delicati smalti e la natura ricorda echi mantegnesche. Il tutto racchiuso in una lettera "N" formata da girali floreali, fondi dorati, boccioli vermigli d'ascendenza emiliana.
Ma la produzione artistica del Maestro prosegue constante nel corso dell'intera esistenza: accanto alla copiosa attività d'illustrazione libraria per ordini religiosi, non si ferma la realizzazione di pale d'altare per chiese di Verona e del territorio. Notevoli sono i lavori per i monaci olivetani di Santa Maria in Organo: ricordiamo
la Deposizione
, spostata poi alla Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano a Malcesine, commissionata dalla nobile famiglia veronese Da Lisca, o il poco posteriore (1500) Presepio dei conigli, per i marchesi Maffei, posto in origine di fronte alla Deposizione stessa e ora nelle raccolte civiche. Al primo decennio del Cinquecento, dopo il grave lutto della perdita per l'amata moglie, risale la pala con i Santi Rocco, Sebastiano e Giobbe, presso
la Chiesa
di San Tomaso Cantuariense.
In questa prima fase, il lessico stilistico del Maestro, oltre all'influenza paterna fatta di minuzia descrittiva e di una straordinaria abilità nell'accostamento delle tinte, si avvale della lezione mantegnesca nella resa anatomica dei personaggi e nella ricostruzione dell'ambiente.
A partire dal Cinquecento, invece, l'alfabeto espressivo e cromatico dell'artista diviene più articolato, non immune da suggestioni della cultura veneziana e da sentori della contemporanea pittura dell'Italia centrale, con aperture alla Maniera. Vasari riferisce che Girolamo "miniò moti libri ai monaci di Montescaglioso nel regno di Napoli, alcuni a Santa Giustina a Padoa, e molti altri alla Badia di Praia sul padoano, et alcuni ancora a Candiana, monasterio molto ricco de' Canonici Regolari di San Salvatore; nel qual luogo andò di persona a lavorare, il che non volle mai fare in altro luogo, e stando quivi imparò allora i primi principi di miniare don Giulio Clovio, che era frate in quel luogo il quale è poi riuscito il maggiore in questa arte che oggidì viva in Italia". In un simile momento professionalmente e umanamente felice, grazie al secondo matrimonio con la giovane Cecilia, che gli dà tre figli, Girolamo suscita una profonda ammirazione per la sapienza nel riprodurre paesaggi ed oggetti "ai minimi termini" su carta o tela: alberi, rondini, fiori, gioielli acquistano energia e splendore grazie alla fantasia del Dai Libri. Specialmente la lezione miniatoria si differenzia ormai dall'eredità paterna: gli individui di "carne e sangue", le masse plastiche quasi michelangiolesche, i cieli chiari "nordici", la natura che sembra presentire l'atmosfera di un Vermeer. Vasari loda, ancora, "una carta dove è fatto di minio il Paradiso terrestre con Adamo et Eva, cacciati dall'Angelo che è loro dietro con la spada in mano. Né si potria dire quanto sia grande e bella la varietà degl'alberi che sono in quest'opera, i frutti, i fiori, gl'animali, gl'uccelli e l'altre cose tutte. […] Facea Girolamo i fiori con tanta diligenza, e così veri, belli e naturali, che parevano ai riguardanti veri, e contrafaceva camei piccoli et altre pietre e gioei intagliate di maniera che non si poteva veder cosa più simile, né più minuta".
La mostra presso la sala Bongian dei Musei di Castevecchio a Verona, curata dal grande storico dell'arte Gino Castiglioni, rappresenta, quindi, il coronamento del tenace e paziente ventennale lavoro di ricerca.
L'esposizione raggruppa per la prima volta oltre cento pezzi tra fogli staccati, iniziali tagliate, figure e scene ritagliate provenienti dalla biblioteca monastica di Santa Maria in Organo, dispersi nei secoli e giunti alle collezioni dei Musei Civici veronesi nell'Ottocento con la donazione del conte Giambattista Buri.
Gli studi svolti da Castiglioni e dai suoi collaboratori, grazie anche alle moderne tecnologie informatiche, permettono, così, di ricostruire un puzzle in cui arte e contenuto s'intrecciano negli antichi manoscritti religiosi. Meravigliosi sono i codici dalle collezioni veronesi e dalle principali biblioteche italiane, come il Graduale 814 della biblioteca della Certosa di Pavia o il Salterio e Innario cod. S1 presso l'Archivio Storico Diocesano di Mantova. Fra le opere su tela visibili spiccano il celebre Presepio dei conigli e
la Madonna Maffei
dalle collezioni civiche, il San Pietro e il San Giovanni Evangelista in antico presso
la Chiesa
di Santa Maria in Organo ed acquistati nel 2007 ad un'asta londinese dalla Fondazione Domus. Straordinaria rimane, inoltre,
la Deposizione
di Malcesine in cui il sentimento si fa colore e paesaggio, in un raffinato gioco di emozioni e simboli.
La pittura di luce e amore di Girolamo Dai Libri fa vibrare ancor oggi le più profonde corde dell'animo.
Per saperne di più:
GIORGIO VASARI, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Newton, Roma 1991, pp. 816-820.