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Tracy Chevalier, La ragazza con l’orecchino,
Neri Pozza, p. 230, € 9,00
A cura di Attilio Mazza
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La vita è un romanzo. Soprattutto quella dei grandi artisti. Alcune loro opere sembrano nascondere un mistero. Così è per La dama con l’ermellino o per La ragazza con l’orecchino di Vermeer. Osservando quei capolavori viene naturale chiedersi chi erano quelle donne, perché colpirono tanto la sensibilità dei grandi pittori? Anche Tracy Chevalier – scrittrice statunitense di romanzi storici, nata a Washington nel 1962 che vive con marito e figlio a Londra – si è posta questi interrogativi.
Il romanzo è ambientato in Olanda, a Delft, nel XVII secolo, dove Vermeer nacque nel 1632 e dove morì nel 1675. Fu affascinato dalla vita domestica raffigurata con somma maestria e cura dei dettagli valorizzando i giochi di luce. Non ebbe successo in vita e il grande valore delle sue opere venne riconosciuto solamente nell’Ottocento.
La ragazza con l’orecchino è appunto uno dei suoi capolavori. Tracy Chevalier immagina sia stata la figlia di un decoratore di piastrelle. Un giorno, mentre in cucina è intenta a sistemare le verdure tritate entrano improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e una donna che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il pittore, e sua moglie Katharina, gente ricca e influente, proveniente dal Quartiere dei Papisti. Griet, la ragazza, ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla.
Il romanzo ci conduce là dove l'arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile. Tra Vermeer e Griet si stabilisce un'intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette. Griet è invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione col marito, è costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, a sfidare tutte le convenzioni dell'epoca, e tuttavia non cessa per un solo istante di ubbidire all'amore per l'arte e alla passione che la muove. Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer (La ragazza col turbante) che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l'enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.
La ragazza con l'orecchino di perla ci offre alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea, sulla dedizione e sul coraggio femminile.
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