Salvatore Natoli insegna Filosofia teoretica presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli studi di Milano-Bicocca ed è in particolare interessato alla teoria degli affetti e delle passioni. Inoltre, è da sempre attento ai problemi del nostro tempo. Già nel libro Stare al mondo (Feltrinelli, 2002) affermava la necessità di possedere una condotta umana, rinunciare a sopravvivere per riguadagnare un senso di marcia, una direzione. C'è una sorta di emergenza morale in questo "stare al mondo". C'è un'opposizione ferma allo spaesamento e a tutto ciò che di analgesico questo comporta. Con lo "stare al mondo" si evocano insieme un'identità geografica (il posto che occupiamo nell''esistenza) e un'identità etica (qual è il nostro orizzonte di valori? esiste? come lo possiamo conoscere?).
Nel nuovo saggio Il buon uso del mondo, edito da Mondadori, Natoli compie un ulteriore passo nella sua indagine accurata e densa di suggestioni filosofiche e culturali sul “buon uso del mondo”, riflettendo se e quanto siamo effettivamente padroni di noi stessi in quel che abitualmente facciamo. Sulla base di sollecitazioni nicciane ancora valide e illuminanti, Natoli suggerisce un’alternativa: emanciparsi dalla passività per diventare davvero liberi, praticare una “nuova” forma di ascesi, che non è rifiuto del piacere e meno che mai rinuncia alla godibilità delle cose e del mondo, ma è la giusta riserva di coscienza per distinguere ciò che davvero ci serve da ciò che ci “asserve”. È una pausa nella frettolosità del fare, per divenire appieno padroni di noi e del nostro stesso agire. Una riflessione autorevole e appassionante sulle complesse leggi che governano la nostra vita quotidiana, nella convinzione di poter penetrare nelle sue pieghe e sciogliere, per quanto possibile, alcune sue ambiguità. Un libro che non dà facili soluzioni ma che indica a ognuno di noi, con coraggio e lucidità, una strada da percorrere.
A cura di Attilio Mazza