La storia raccontata da Edmondo Berselli, editorialista di “Repubblica” e del settimanale “Espresso”, è la biografia "reazionaria" di Liù, una labrador nera, la descrizione dell'Italia di sempre.
Liù, per un ricatto affettivo, ha gettato lo scompiglio prevedibile, occupando una famiglia progressista rivoluzionandone la vita. Non è, quindi, la storia di un cane ma la "biografia morale" di un animale non immaginario ma esemplare, che racconta come intelligenze diverse, umana e canina, comincino a sfiorarsi.
Ma proprio qui cominciano le sorprese. E sono sorprese filosofiche. E dolori ideologici. E dilemmi intellettuali. Infatti, grazie allo stile "lunatico" di Berselli decollano subito, con vari scodinzolii, storie molto italiane e politiche, disincantate e ironiche, in cui avventure e disavventure di razza differente si specchiano in una visione di pura tolleranza, all'insegna di un relativismo assoluto. Perché non ci sono verità o regole, nel regno dei labrador. In natura, ci sono solo abitudini.
Allora non stupitevi se la biografia "reazionaria" di Liù si intreccia con quelle di Montanelli e De Felice, di Cacciari e di Agnelli, di Pasolini e Nanni Moretti, fra aneddoti memorabili e detti molto celebri o strazianti, con qualche cenno alle avanguardie del Novecento, allo strutturalismo, alla Mitteleuropa, alla Teoria dei giochi e alla filosofia medievale, perché se tutto è relativo ogni lasciata è persa.
A cura di Attilio Mazza