Roberto Peregalli, è un personaggio complesso: laureato in Filosofia, è stato allievo dell’architetto Renzo Mongiardino, con cui ha lavorato per diversi anni, aprendo poi uno studio di architettura e decorazione alla fine degli anni ’80. Lavora in Italia e all’estero e ha firmato scene di alcune opere liriche. E’ pure critico cinematografico e – si legge nella sua nota biografica – «vive a Milano e (quando può) a Tangeri».
Il suo ultimo libro edito da Bompiani s’intitola I luoghi e la polvere. Sulla bellezza dell'imperfezione. In un mondo che teorizza le guerre “intelligenti” e gli obbiettivi “mirati”, la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni.
Il libro parla della nostalgia che si appropria di oggetti e luoghi, parla dell’incuria che l’uomo ha per le cose che sono il suo destino, parla della violenza che la tecnologia moderna opera sui nostri luoghi e sul nostro mondo, del silenzioso camminare in un viottolo di campagna, di cortili abbandonati, della pioggia che cola sui vetri. Sono le povere cose che testimoniano un mondo perduto, le cui tracce appena visibili costituiscono il tessuto della nostra vita.
Dopo il saggio La corazza ricamata. I Greci e l’invisibile, Peregalli ci offre un’altra riflessione narrativa, tutta giocata sul filo di una memoria in cui il passato nelle sue innumerevoli sfaccettature ammaestra il nostro presente.
A cura di Attilio Mazza