Olivier Adam è nato nella periferia parigina nel 1974 ed è considerato uno dei più importanti giovani autori francesi. Il suo ultimo libro, finalista al Prix Goncourt e Prix Médicis, edito in Italia da Bompiani nella traduzione di Maurizia Balmelli, ha per tema il difficile rapporto con gli immigrati clandestini.
Marie ha deciso di sfidare i pregiudizi e di fidarsi di loro. Ciecamente. Marie – una donna di mezza età, casalinga, non certo baciata dalla fortuna – un giorno, mentre lo sconforto sembra incalzare da ogni parte, si avvicina per curiosità a un campo di clandestini poco lontano dal suo sobborgo. Essendo vicino alla Manica, molti immigrati, genericamente chiamati i Kossovari, anche se sono delle più svariate provenienze, spesso “campeggiano” lì, per poi infilarsi in qualche nave da carico. La donna ha l'impressione che in quel campo-nomadi può fare qualcosa di utile, può finalmente dare un senso alla sua esistenza che le sembra grigia e vuota, e così inizia a trascorrere con loro sempre più tempo. Il gioco, però, si fa sempre più serio e sempre più rischioso. Marie si fida di quella gente sconosciuta e per loro affronta sacrifici e rinunce enormi; ma loro non sono disposti alla gratitudine. La sopravvivenza e la paura dettano legge.
Jerome Garcin sul giornale Le nouvelle observateur ha scritto di questo libro che in Francia ha già venduto 120 mila copie: «Per duecento pagine, non c’è una parola sbagliata, né la minima traccia di artificiosità o di demagogia. Si ha l’impressione di toccare con la mano la realtà descritta».
A cura di Attilio Mazza