«Il libro di Fabrizio Dragosei – scrive Gian Antronio Stella nella prefazione – aiuta a ricostruire come ha fatto un paese a cambiare in modo così tumultuoso e radicale da esserne stravolto. A conoscere dal di dentro i segreti della ‘rimonta’ della Russia che anno dopo anno si sta riprendendo nel mondo quel ruolo di grande potenza mondiale che dopo il crollo del comunismo e l’era sgangherata di Eltsin sembrava perduto».
C’è una “grande Russia” nell’orizzonte del Terzo millennio europeo da poco iniziato? Molte cose lo farebbero supporre. In questo libro Fabrizio Dragosei, corrispondente del «Corriere della Sera» da Mosca, profondo conoscitore dei sottili giochi di potere che si svolgono nei corridoi del Cremlino, ci racconta quello che sta dietro alle notizie ufficiali.
La Grande Rapina
che ha consentito a un pugno di privilegiati di mettere le mani sulle ricchezze della Russia (petrolio, pietre preziose, minerali rari). La reazione che ha portato al potere assoluto Vladimir Putin: gli oligarchi riottosi sono finiti in galera o all’estero e gli altri eseguono gli ordini del Cremlino.
Lo strano tandem alla guida del paese, Putin e il delfino Medvedev, che nasconde feroci scontri sotterranei tra le varie fazioni: i democratici di San Pietroburgo e gli ex uomini del KGB.
In una Russia dove la cosiddetta “democrazia guidata” lascia spazio a soprusi, violenze inaccettabili (in Cecenia e altrove), omicidi eccellenti, come quelli della giornalista Anna Politkovskaya e della paladina dei diritti umani Natalya Estemirova eliminata nella capitale cecena nel luglio 2009. Un viaggio attraverso gli eccessi dei super-ricchi con le loro feste sfrenate, le pupe e i petrodollari, mentre milioni di russi lottano per sopravvivere. Un’inchiesta approfondita e documentata sull’uso politico del gas, sulle amicizie internazionali di Putin (da Schröder a Berlusconi) e sulle ricchezze occulte detenute in Russia e all’estero.
Il libro, attraverso la vicenda di Putin, ripercorre quindi la storia della Russia dal
1999 a
oggi. Innanzitutto si focalizza sulla carriera di Putin, il modo in cui egli è riuscito a imporsi, nell'ultima fase della presidenza Eltsin, dopo che sembrava destinato a uscire per sempre di scena; poi osserva il modo in cui
la Russia
è venuta trasformandosi, socialmente e politicamente, negli ultimi dieci anni. Come noto, alcune questioni sono particolarmente scottanti e sono continuamente al centro di vicende poco chiare: lo sfruttamento dei giacimenti di gas, i rapporti con
la Cecenia
("esplosi" nell'episodio del teatro Dubrovka, dove i terroristi ceceni sequestrarono novecento persone, "liberate" dalle teste di cuoio russe che, per massacrare i ceceni, provocarono la morte di centinaia di ostaggi), fino all'inquietante morte della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa senza che nessuno ne paghi la colpa.
A cura di Attilio Mazza