Suscita non poche riflessioni la lettura del volume John Stoye, minuziosa ricostruzione di una vicenda che ha segnato la storia europea, l'assedio di Vienna a opera dell'esercito ottomano nell'estate del 1683, conclusosi vittoriosamente per le truppe cristiane con la battaglia del 12 settembre. La più personale è quella della fortuna di vivere nell’Europa del nostra tempo, di essere stati quindi risparmiati da una tragedia apocalittica che ha falciato migliaia di vite umane in aggiunta violenze inaudite e a distruzione provocate da una valanga umana formata da persone che avevano perso ogni sentimento di pietà.
L’assedio di Vienna fu l'ultima grande minaccia portata alla Cristianità, un pericolo così serio che condusse i paesi europei a mettere da parte la loro reciproca ostilità e a coalizzarsi per respingere l'attacco dell'esercito di Kara Mustafa. Le conseguenze della disfatta furono importanti: gli ottomani persero metà dei loro territori europei e gli Asburgo dirottarono i loro interessi verso i Balcani. Nacque così un nuovo assetto europeo destinato a durare fino al cataclisma della Grande Guerra.
L’esemplare ricerca di John Stoye, fellow emerito del Magdalen College di Oxford, autore di numerosi saggi, gli ha consentito di ricostruire, in modo magistrale e circostanziato, l'assedio di Vienna, nelle sue premesse e conseguenze generali, ma soprattutto seguendo sul campo, giorno per giorno, lo svolgimento concreto dello scontro.
Una curiosa leggenda tramanda che proprio durante i lunghissimi giorni dell’assedio di Vienna un pasticcere abbia inventato una sorta di panino a forma di mezza luna ottomana. Sarebbe così nato il croissant, il cornetto, ancora oggi gustato da molti nella prima colazione.
Attilio Mazza