«Riferita al mondo orientale, la parola viaggio si screzia in una pluralità di significati poiché, nell'arco di tempo che va dalla metà del Settecento alla conclusione dell'Ottocento, essa può indicare iniziative assai diverse fra loro per fini perseguiti e modi di svolgimento».
Così Attilio Brilli – professore ordinario di letteratura inglese e americana nell'Università di Siena e fra i massimi esperti di letteratura di viaggio – introduce il suo ultimo libro Il viaggio in Oriente, pubblicato dal Mulino dopo i suoi molti altri lavori sul tema, fra cui "Quando viaggiare era un'arte" (1995), "Il viaggiatore immaginario" (1997), "Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale" (2006).
«Il viaggio – annota ancora Brilli – può per altro tradursi nello stimolo dei sensi e dell'immaginazione del viaggiatore, nella rigenerazione del corpo e dello spirito. Rigenerazione che spesso si consegue viaggiando verso orizzonti diversi da quelli consuetudinari, ma che in Oriente scaturisce da un'esigenza profonda che sfocia in un turbamento più protratto e intenso. Una volta a contatto con culture antiche, profondamente radicate e assolutamente aliene nei costumi e nel linguaggio, la stessa identità del viaggiatore occidentale può sperimentare un subdolo vacillamento, un momentaneo annebbiarsi dei suoi parametri razionali di riferimento che si fanno tanto più incerti, quanto più si protrae l'immersione in quell'alterità ambientale e umana».
Ed ecco, capitolo dopo capitolo, tutto il fascino del viaggio in Oriente, fra paesaggi abbacinanti di luce, architetture grandiose, abbigliamenti bizzarri e pittoreschi, fragranze di rarissime spezie, voluttuose figure femminili. O diari dei viaggiatori hanno arricchito l'immaginario occidentale delle raffigurazioni di un mondo esotico ed intensamente erotico, dispotico e crudele, elusivo ed enigmatico: una profusione di forme e di immagini di cui si approprieranno l'arte, la letteratura, il melodramma, la moda. L'harem, il bagno turco, il serraglio sono diventati sinonimo di lussuria, di sensuale indolenza, di uso capriccioso e arbitrario del potere.
In questo mondo il viaggiatore antico e moderno si libera dalle spire del conformismo in una ricerca della fase aurorale delle civiltà, rigenerandosi a contatto con l'immenso emporio dei miti.
Il viaggio in Oriente, scrive ancora lo studioso, «implicita anche la violazione di un universo chiuso, severamente proibito, interdetto agli occidentali dalle barriere culturali e dalla natura dei luoghi», sia che si tratti dei deserti dell'Arabia e delle inviolabili città sante della religione musulmana, oppure dell'intrusione voyeuristica nell'harem del sultano o nella comune intimità domestica.
Attilio brilli, nella sua affascinante ricostruzione attinge ai racconti dei protagonisti, fonti tanto preziose quanto poco conosciute attraverso le quali si è formato nel mondo occidentale il sogno del favoloso Oriente.
Attilio Mazza