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Italo Svevo, La coscienza di Zeno,
a cura di Pasquale Stoppelli
Zanichelli Editore
Collana Biblioteca Italiana Zanichelli
686 pagine, € 6,80

«La coscienza di Zeno – scrive Pasquale Stoppelli, curatore della nuova edizione accolta nella collana Biblioteca Italiana Zanichelli – è il terzo e ultimo romanzo di Svevo e fu pubblicato nel 1923, a trentun anni di distanza dal primo (Una vita) e a venticinque dal secondo (Senilità), entrambi accolti da nessun interesse di pubblico e di critica».
Questo romanzo di Svevo è considerato il primo testo narrativo psicoanalitico. Zeno Cosini, il protagonista, decide, infatti, d’intraprendere una terapia per liberarsi dai problemi e complessi che lo affliggono. Lo psicanalista, Dottor S., gli consiglia di scrivere un diario sulla sua vita, ripercorrendone gli episodi salienti. E nella ricostruzione delle tappe della sua inconcludente esistenza, emerge la snervante lotta con la sua coscienza. Lo scrittore delinea così la figura di un uomo inetto il quale crede che se riuscirà a smettere di fumare tutto cambierà. La sua è una corsa incessante verso quella che pensa essere la vera esistenza e la “salute”. Zeno è in realtà incapace di sentirsi a suo agio in qualsiasi situazione.
«La coscienza di Zeno – osserva Pasquale Stoppelli – termina con un'oscura profezia: soltanto dopo il deflagrare di terribili ordigni, l'umanità potrà trovare il suo riscatto in un mondo oramai privo di passioni. Sembra un presentimento dell'atomica che poco più di due decenni più tardi chiuderà con effetti devastanti la seconda guerra mondiale, mentre il finale del romanzo si inscrive nei momenti iniziali del primo conflitto. Ancora una volta la straordinaria sensibilità di un artista aveva visto più avanti di quanto nessuno potesse immaginare. Ma a quelle terribili deflagrazioni non sarebbe conseguito, come Svevo presagiva, un riscatto dell'umanità: altre guerre, altre minacce avrebbero continuato a rendere precaria la condizione umana, quel filo teso sul precipizio sul quale Zeno era riuscito casualmente a passare indenne».

Attilio Mazza