Qual è il meccanismo per cui la il cervello memorizza le immagini? Lo spiegano Lamberto Maffei, professore di neurobiologia alla Scuola Normale di Pisa, e Adriana Fiorentini, specializzata nelle ricerche di ottica e di psicofisica della visione presso l’Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri, I due studiosi sono, infatti, gli autori del saggio pubblicato da Zanichelli «Arte e cervello», giunto ora alla seconda edizione.
«Esistono immagini – si legge nella Presentazione di Salvatore Settis – più efficaci di altre, più resistenti di altre nella memoria individuale o nella memoria collettiva, e perché? Quali sono le differenze percettive, emozionali, mnemoniche fra l’osservazione di un paesaggio, di un dipinto di quel paesaggio, di una foto dello stesso paesaggio, di una foto del dipinto? Sono misurabili e descrivibili in termini fisiologici oltre che di storia della cultura? Come fa l’artista a “sapere” quali forme, quali gesti, quali schemi cattureranno meglio e più a lungo l’attenzione del suo pubblico? Perché alcuni artisti riescono meglio di altri in questa impresa?».
Ecco, dunque, nella successione dei capitoli, il miracolo del vedere dall’occhio al cervello, dal chiaro-scuro alle forme; ecco l’analisi del linguaggio del segno, le emozioni e l’esperienza estetica; ecco i sentieri della memoria visiva e l’analisi delle arti e delle diverse forme espressive: pittura, fotografia, cinema e televisione.
«È oggi più che mai probabile – scrive ancora Settis – che non si possano fare molti progressi in queste ricerche senza un serrato confronto con scoperte e ipotesi che vengono dal mondo delle neuroscienze. Questo libro ha contribuito e contribuirà a rendere più praticabile e più intenso un dialogo difficile ma indispensabile, destinato a incidere sui percorsi disciplinari e di ricerca, sul versante della storia dell’arte come anche su quello delle neuroscienze».
Attilio Mazza