«La giustizia di transizione è costituita dall'insieme dei procedimenti giudiziari, delle epurazioni e dei risarcimenti cui si de dopo la transizione da un sistema politico a un altro. L’obiettivo di questo libro è, in primo luogo, descrivere un certo insieme di episodi di giustizia di transizione nella loro varietà e quindi proporre una cornice analitica sulla cui base cercare di spiegare le differenze tra i vari episodi passati in rassegna».
Con queste parola Jon Elster, docente di Scienze sociali nella Columbia University di New York e al Collège de France introduce il suo saggio pubblicato dal Mulino, «Chiudere i conti. La giustizia nelle transizioni politiche».
Con «giustizia di transizione» s’intende, dunque, il processo legale e amministrativo che ha luogo dopo una transizione politica, generalmente da un regime autoritario verso uno democratico: lo scopo è quello di punire i responsabili dei regimi precedenti e i loro sostenitori oltre che di risarcire le vittime. Si tratta di un'esperienza più volte occorsa nella storia degli ultimi sessant'anni, basti pensare ai processi avviati alla fine della Seconda guerra mondiale in Germania, Francia, Italia e Giappone o alle transizioni, più recenti, avvenute nei paesi dell'Europa orientale dopo il 1989.
Il volume offre un contributo fondamentale alla comprensione del tema in prospettiva storica, attraverso l'analisi di un'ampia serie di casi concreti, dalla Grecia classica alle Restaurazioni francesi dell'Ottocento, a Norimberga, all'Africa e all'America Latina. Sulla base delle continuità e delle differenze individuate nel lungo periodo, l'autore provvede poi ad analizzare gli elementi e i meccanismi che caratterizzano la giustizia di transizione: la struttura, gli attori (colpevoli e vittime), i vincoli (politici ed economici), il ruolo delle emozioni (rabbia, indignazione, desiderio di vendetta), la sua relazione con la memoria degli eventi e, infine, il ruolo centrale della politica nei processi di democratizzazione.
Attilio Mazza