«La moda, che oggi condiziona e guida gusti e scelte della società dei consumi, è sempre esistita o, invece, è un fenomeno storicamente determinato? E in questo secondo caso, quando è cominciato tutto, ossia quando gli uomini hanno deciso di sottomettersi al capriccioso e instabile volere della moda? E una volta insediatasi, quali attori hanno svolto la funzione di trend setter e attraverso quali canali si è diffusa la moda? Si è trattato di un fenomeno circoscritto alle società occidentali, oppure la passione per la moda è emersa, con tempi e modalità proprie, anche nelle altre grandi civiltà asiatiche per poi confluire nel medesimo corso? Come si è adattata la moda ai cambiamenti che hanno condotto alla formazione delle moderne economie e società industriali?»
Questi gli interrogativi ai quali risponde Carlo Marco Belfanti, docente di storia economica all’Università di Brescia, nel saggio «Civiltà della moda». Edito dal Mulino. Non una storia della moda, ma la «dettagliata analisi della successione dei vari stili vestimentari e una precisa descrizione dell'avvicendarsi delle correlate tipologie e fogge dell'abbigliamento maschile e femminile: approccio, questo, di fondamentale importanza, insostituibile per conoscere l'evoluzione della moda attraverso il tempo».
Il tema centrale del libro, in estrema sintesi, è l'avvento della moda come istituzione sociale e il suo dispiegarsi nel corso del tempo, in simbiosi con la progressiva affermazione della società dei consumi. Originale, infine, lo sguardo che l'autore allarga alla realtà dell'India, della Cina e del Giappone, smentendo la nozione che solo quella europea sia stata una civiltà della moda.
Attilio Mazza