I saggi raccolti da Roberto Vivarelli, professore emerito alla Scuola Normale Superiore di Pisa, nel volume edito dal Mulino, «Fascismo e storia d’Italia», nascono tutti da un medesimo intento: capire che cosa sia stato il fascismo e quale posto esso occupi nella nostra storia.
L’autore osserva come con il passare degli anni le esperienze da lui stesso vissute siano state proposte in modo sempre diverso, offrendo sempre più un’immagine lontana dal vero. Altro motivo che lo ha stimolato a dar vita al volume è stata la constatazione che si tende a considerare la vicenda italiana non inserita nel più vasto contesto in cui va considerata.
Alle ragioni e ai temi qui delineati Vivarelli ha dedicato la massima parte della sua opera di storico, mettendo anche in gioco qualche anno fa, in una sofferta testimonianza, le radici autobiografiche del suo impegno scientifico. In queste pagine l'attenzione si concentra su due nodi centrali: la cultura del fascismo e la guerra civile 1943-45, con le relative, accese controversie storiografiche alle quali l'autore prende parte con forte vigore polemico.
L'ampio saggio introduttivo riflette, tra bilancio storiografico e autobiografia intellettuale, sulle insufficienze dei conti che il nostro Paese ha fatto con il proprio passato fascista, una storia che ancora deve essere decantata per poterla esaminare senza il velo delle passioni e dei coinvolgimenti.
Attilio Mazza