Thomas S. Kuhn (1922-1996) insegnò Filosofia e Storia della Scienza all’Università americana di Berkeley e in altri atenei. Ebbe una solida preparazione di fisico. Si laureò nel 1943 alla Harvard University, dove conseguì il dottorato nel 1949. Paola Dessì, introducendo il suo saggio «Le rivoluzioni scientifiche», edito dal Mulino, scrive che in Kuhn prevalse ben presto «l'interesse per i modi in cui la scienza muta, stimolato dalla scoperta, da lui datata 1947, dell'impossibilità di dare un'unica descrizione continua della crescita della scienza dalle sue origini aristoteliche a oggi. Tracce di questi ricordi autobiografici si trovano anche nel saggio qui presentato. In particolare, Kuhn comprende che l'immagine della scienza come un processo di accumulazione continua in cui ogni nuovo mattone aggiunge qualcosa alla costruzione precedente, immagine a cui ci hanno abituato le sezioni storiche presenti nei manuali di fisica, è doppiamente fuorviante, dal momento che da una parte impedisce di ricostruire adeguatamente i particolari processi storici coinvolti, e dall'altra di comprendere il modo di lavorare degli scienziati. Illuminante per lui fu l'esame della fisica aristotelica per cercare di definire quanta parte della meccanica di Newton fosse già conosciuta da Aristotele e dalla tradizione che a lui si era rifatta per quasi duemila anni. Posto in questi termini, il problema si rivelò ben presto privo di senso: il modo in cui Aristotele guardava e classificava il mondo non possedeva nulla in comune col modo in cui interrogava il mondo Newton e in cui, prima di lui, lo avevano interrogato Galileo o Cartesio. A dare l'illusione di una continuità, il ricorrere di parole identiche, come “moto”, che mascherano l'irriducibile estraneità dei due mondi».
Stimolato da queste prime intuizioni Kuhn rivolse, quindi, la sua attenzione ad alcuni momenti cruciali della storia della scienza confermando che il suo cammino verso la verità non procede per gradi, ma è soggetto periodicamente a rivoluzioni che comportano un mutamento dei paradigmi di riferimento, cioè dell'insieme di teorie, leggi e strumenti universalmente accettati. La teoria newtoniana del moto, la pila di Volta, la legge sulla radiazione di corpo nero: sono tre innovazioni cruciali nella storia della scienza, che l'autore illustra in questo saggio con grande chiarezza e semplicità, per poi delinerare, su questa base, i tratti caratteristici che individuano la categoria di «rivoluzione scientifica».
Attilio Mazza