Quale futuro per il matrimonio? Non nella scia della tradizione, a quanto sembra. Così secondo Ulrich Beck, docente tedesco di Sociologia all’Università di Monaco e alla London School of Economics, autore del saggio «Costruire la propria vita», da poco edito dal Mulino. Lo studioso, nel libro assai articolato tematicamente, dedica, infatti, alle unioni coniugali un capitolo che già nel titolo riflette la situazione attuale: «L’esempio del matrimonio: dal legame a vita a quello a termine».
«I registri di stato civile sono enormi depositi riservati di “istantanee” che sanciscono il modello di famiglia dichiarato ufficialmente – scrive Beck –. Chiunque, per esempio io stesso, confrontando il proprio atto di nascita con quello di matrimonio, nota immediatamente la “conversione individualistica” compiutasi (anche dal punto di vista burocratico) in Germania nell'arco di appena tre decenni»; e non solo in Germania, si può aggiungere.
Il profondo cambiamento della vita sociale ha determinato, infatti, l’evoluzione del vincolo a due, in una direzione impensabile solo mezzo secolo fa. «Lo sviluppo della moderna società industriale, il crescente coinvolgimento della donna nelle attività professionali, 1'attesa riduzione ulteriore dell'orario di lavoro nonché la trasformazione delle figure professionali impongono all'ordinamento giuridico un'apertura assai più ampia rispetto al passato nei confronti delle nuove tipologie di vita emergenti nel matrimonio e nella famiglia». E addirittura in alcuni ordinamenti già al momento dell’unione sono previste le modalità di scioglimento. Il contratto, nel passato, non teneva conto del mutamento dei sentimenti individuali che avvengono nel corso degli anni. E per quanto riguarda al «fino a quando», tutto è oggi «rimesso nelle mani e nei cuori dei coniugi. Ormai l'unica formula idonea a illustrare questo processo è “individualizzazione del matrimonio”». Venuta meno ogni tutela burocratica, anche le tradizionali forme del matrimonio diventano un rischio personale.
Vista “da fuori” l’unione coniugale sembra sempre la medesima e «per la vita». Ma il significato non è più quello attribuito a queste parole durante il Medioevo allorché era «un'istituzione sui generis, creata a prescindere dall'individuo e garantita da Dio». In altre epoche, e sino al periodo preindustriale, l’esistenza fuori dal matrimonio, soprattutto della donna – escluse le persone che sceglievano la via religiosa – non aveva assicurata alcuna base materiale. Per cui l’unione non aveva come scopo la felicità individuale, ma serviva a garantire il sostentamento, la discendenza, la continuità del potere dinastico, in alcuni strati sociali. E la stabilità e l’ordine della comunità dipendevano dal matrimonio
.Oggi non è più così. Il matrimonio è sempre più spesso considerato un sodalizio affettivo a termine che impegna due vite per un certo periodo. La sua giustificazione non è più di natura tradizionale e materiale, bensì individuale ed emotiva. «Il matrimonio d'amore, cui la precarietà del sentimento conferisce (e nel contempo insidia) il senso e la consistenza, soppianta l'antico vincolo coniugale, caratterizzato dal dovere e fondato sia su interessi materiali, sia sulla netta diversificazione dei compiti».
Ed ecco che il significato di parole come «matrimonio, amore o partnership diventa oggetto di decisione attiva e, proprio a causa dell'incombere di varie alternative, va rafforzato e rinnovato di continuo. Il matrimonio d'amore è l'amore a rischio. Il senso e la comunanza che instaura sono perennemente minacciati». E le sfere della famiglia e dell’economia sono state decisamente separate. Al dissolversi della «base materiale» della piccola comunità che nasce dal matrimonio fa da contrappunto «l’innalzamento morale e giuridico dell’ordinamento che presiede al contratto coniugale».
Le molteplici esperienze a due, nella ritrovata libertà individuale, tuttavia, non sembra siano riuscite sinora a soppiantare definitivamente la cornice ideale del matrimonio. Superate «le turbolenze che affliggono la vita di coppia», il matrimonio «per la vita» presenta ancora oggi una opportunità esistenziale gratificante. Anche quando il grande amore è finito come vogliono i ritmi della natura.
Attilio Mazza