«A distanza di oltre mezzo millennio, si fatica a ricreare il clima di panico che avvolse l'Europa davanti alla caduta di Costantinopoli nel 1453 e all'avanzata turca su tutti gli scacchieri». Così scrive Giovanni Ricci, docente di Storia moderna nella Facoltà di Lettere dell'Università di Ferrara, aprendo il suo saggio «I Turchi alle porte», edito dal Mulino.
«Il cavallo rosso dell'Apocalisse – annota ancora Ricci –, il simbolo biblico della guerra devastatrice, fece irruzione nel paesaggio mentale europeo indossando di preferenza l'abito del Turco. L'Italia in particolare, protesa in prima linea verso i Balcani e il Mediterraneo, sperimentò un drammatico senso di incertezza sul proprio futuro. Le sale che ospitavano gli eloqui degli umanisti, i palazzi e le chiese dove si depositavano i frutti di una straordinaria creatività intellettuale, risuonavano anche di preoccupati commenti politici e militari, di fosche previsioni astrologiche, di notizie vere o false ma spesso cattive, di imprecazioni blasfeme, di richieste di aiuto divino».
Il saggio «vuole gettare qualche colpo di sonda, variamente angolato, su un panorama di angoscia collettiva che si depositò in scritti, immagini, gesti, per tutta la durata dell'Età moderna». E’ quindi un viaggio nell'Italia del Rinascimento, terra di confine sotto la minaccia dei turchi, ma anche terra d’incontri inattesi. Riprendendo e ampliando temi già affrontati in «Ossessione turca», in cui l’autore misurava la presenza, reale o immaginata, del pericolo turco, egli mette ora al centro del quadro le concretissime incursioni che i turchi effettuarono sul finire del Quattrocento sul bordo orientale del territorio italiano, ad esempio cinque successive scorrerie in Friuli e la conquista di Otranto in Puglia.
Ricci, con la consueta finezza, rilegge e interpreta testimonianze ed echi di tali eventi traumatici. Estende poi l'osservazione ai ricorrenti discorsi e progetti di crociata che la minaccia turca prolunga ancora nell'età moderna, nonché a quegli aspetti (come i travestimenti) che mettevano in gioco le identità dei due mondi ufficialmente contrapposti.
Attilio Mazza