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David Forgacs e Stephen Gundle

«Cultura di massa e società italiana 1936-1954»

Il Mulino, 425 pagine, € 25.00


Gli autori di questa indagine quanto mai attuale, sono David Forgacs, docente di Storia dell'Italia contemporanea nello University College London, e Stephen Gundle, docente di Storia dei mass media nell'Università di Warwick, pubblicato ora in Italia dal Mulino.
La ricerca è centrata, scrivono i due studiosi, «su una fase importante nello sviluppo della moderna cultura di massa e del consumo culturale in Italia, dalla metà degli anni Trenta alla metà degli anni Cinquanta, e si pone due obiettivi principali. Il primo è dimostrare che questo periodo, spesso considerato sia nella storiografia sia nelle rappresentazioni popolari come una sorta di precursore rudimentale dell'era di cultura di massa che esploderà negli anni Sessanta, è stato in realtà uno stadio decisivo nella gestazione di quell'era. Il secondo è proporre, dimostrando questo primo punto, un quadro diverso da quelli che hanno predominato finora del rapporto fra cultura di massa, potere politico e comportamento collettivo in questo periodo. La chiave più comune per leggere questo rapporto è stata funzionalista o strumentale. Cultura di massa e media sono stati considerati primariamente come strumenti per plasmare l'opinione pubblica e promuovere il consenso, prima durante il regime fascista e poi sotto i governi democristiani degli anni della guerra fredda, mentre il tempo libero di massa è stato visto come funzionale, a lungo termine, a integrare gli italiani in un sistema di vita più consumistico».
Il cinema, i rotocalchi, i fumetti, i fotoromanzi, la radio, i dischi di musica leggera sono i primi strumenti del consumo culturale di massa sviluppatosi in Italia negli anni del fascismo e nel dopoguerra. A questa fase iniziale dell'espansione della cultura popolare commerciale, prima dell'avvento della televisione nel 1954, è dedicato quindi il libro, che offre una documentata ricostruzione dell'evoluzione delle maggiori industrie culturali e dei consumi di film, dischi, settimanali.
Grazie anche a una ricchissima serie di testimonianze orali, raccolte in diverse regioni del paese, vengono illustrati gli effetti della cultura di massa sui valori e sui modelli di comportamento in trasformazione. Lungi dal costituire una cinghia di trasmissione del potere o uno strumento di distrazione, la cultura commerciale – nella prospettiva degli autori – ha avuto nel periodo considerato un ruolo cruciale di emancipazione e modernizzazione, diffondendo valori e modelli, ad esempio nelle relazioni fra i sessi e fra le generazioni, che hanno inciso a fondo nella società italiana e che spesso sono entrati in conflitto con gli stessi progetti educativi dello stato, dei partiti di massa e del movimento cattolico.

Attilio Mazza