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David Cook, a cura di Roberto Tottoli

«Storia del Jihad. Da Maometto ai giorni nostri»

Einaudi, 278 pagine, € 19,00


Il vero significato di alcune parole chiave della cultura islamica è ancora pressoché sconosciuto alla cultura occidentale. Senza considerare che non pochi termini sono interpretati in modo ambiguo nello stesso mondo arabo. E’ il caso del vocabolo jihad con il quale si vuole per lo più significare addirittura una modalità per fare proselitismo non certo pacificamente.
A chiarimento del tema, ecco il libro edito da Einaudi, «Storia del Jihad. Da Maometto ai giorni nostri» di David Cook, titolare della cattedra di Studi religiosi all’Università di Houston, curato dal bresciano Roberto Tottoli, docente di Letteratura araba religiosa all’Università “L’Orientale” di Napoli.
«Negli ultimi anni – scrive Tottoli nella premessa all’edizione italiana del saggio – ha invaso ogni mezzo di informazione. E’ diventato una sorta di parole chiave per definire l’Islam e il rapporto delle comunità musulmane con ciò che le circonda. Il jihad – o come ancora si usa dire, in maniera errata, “la” jihad – viene così considerato e utilizzato come ciò che meglio rappresenterebbe la religione islamica e, di conseguenza, giustificherebbe tutte le diffidenze occidentali e dei non musulmani. La realtà è tuttavia assai diversa. Il jihad più che una parola è un capitolo sostanzioso tra le concezioni islamiche ed è, oltre a questo, un concetto dal percorso storico complesso».
Lo studioso spiega che il saggio di David Cook è sicuramente il miglior contributo per sciogliere quesiti e dubbi sull'argomento. Accompagna, inoltre, il lettore «in una lettura approfondita di riferimenti storici e soprattutto di fonti testuali che dovrebbero avere ragione di molte delle prossime nazioni diffuse sul jihad». Il volume è quindi particolarmente prezioso per il lettore italiano non specialista che finalmente può avere a disposizione un’analisi per conoscere direttamente le fonti del pensiero islamico su cui potersi orientare e anche misurare per una valutazione.
Il Corano, infatti, «dà alle parole che derivano dalla radice jahda significati diversi nel corso del tempo, e utilizza anche altri termini da altre radici, lasciandone intendere in maniera inequivocabile il significato “bellicoso” nelle rivelazioni più tarde, esso è però accompagnato storicamente da un dato importante che getta comunque qualche dubbio su un'interpretazione univoca ed esclusiva del rapporto jihad-guerra. Questo dato importante è che nella storiografia musulmana più tarda le azioni militari – incursioni, spedizioni e battaglie di vario tipo – che contraddistinguono l'attività medinese di Muhammad [Maometto] non sono in genere collegate dal Profeta stesso al termine jihad».
Si può quindi affermare – ribadisce Tottoli – «che le prime azioni di conquista, e quindi di espansione islamica degli ultimi anni del profeta Muhammad, non vengono in genere definite jihad». Tale parola ha dunque assunto una molteplicità d’interpretazioni nel corso del tempo, anche con significato più spirituale che bellicoso.


Attilio Mazza