L’amicizia di Umberto Boccioni con Gabriele Chiattone (Bergamo 1853- Lugano 1934) fu importante per l’arte del famoso pittore tra i fondatori del Futurismo. Gabriele, incisore, tipografo, avviò nel
1899 a
Milano le Officine Grafiche Chiattone e vi abitò con la famiglia sulla fine dell’Ottocento. Fu l’ambiente familiare a indurre poi il figlio Mario (Bergamo 1892 – Lugano 1957) a dedicarsi all’arte.
La figura e l’opera di Mario Chiattone sono evidenziate dalla mostra allestita alla Galleria d’Arte moderna e contemporanea di Bergamo, aperta sino al 24 febbraio 2008, curata da Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini, intitolata «Il futuro del Futurismo». L’ampia scheda del catalogo Electa – ricco di immagini e dei contributi di molti specialisti – informa che Mario Chiattone, dopo gli studi a Brera e la militanza futurista a Milano con Boccioni, Sant’Elia, Romani, Bonzagni e Dudreville, fu personaggio della cultura ticinese. Si trasferì, infatti, a Lugano attorno al 1916, dopo la morte dell’amico Sant’Elia, anno in cui progettò il proprio studio in Via Frasca e iniziò l'attività professionale esplicata prevalentemente nel Canton Ticino, abbandonando progressivamente, nei successivi progetti, ogni riferimento all'esperienza pre-futurista.
Nel 1917 disegnò l’«Edificio immaginario» e la «Villa di un ricco patrizio ticinese», premiata al concorso «Per
la Casa Ticinese
». Nel 1928 i suoi progetti furono esposti alla «Mostra di architettura futurista» di Torino. La sua opera, circoscritta al periodo di Nuove Tendenze, è oggi conservata presso il Gabinetto disegni e stampe dell'istituto di storia dell'Università di Pisa che ha fornito i prestiti di quattro opere di Mario Chiattone, realizzate con inchiostro acquerellato su carta, esposte alla mostra di Bergamo, e precisamente: «Costruzione per una metropoli moderna», «Ponte e studio di volumi», «Edificio con due torri», «Stazione ferroviaria». Naturalmente l’esposizione, articolata in una decina di sezioni, dal «Futurismo rivisitato» alla «Immaginazione senza fili», spazia a trecentosessanta gradi sul significato delle presenze futuriste, fra cui appunto l’apporto di Mario Chiattone.
I Chiattone ebbero un ruolo importante nello sviluppo della corrente artistica che segnò la storia dell’arte a partire dal 1909, quando Marinetti ne codificò la filosofia artistica pubblicando il Manifesto del Futurismo (1909), inizialmente a Milano e successivamente sul quotidiano francese «Le Figaro». Gabriele divenne mecenate di Boccioni: già nel 1908 acquistò un gruppo di studi per «Contadini al lavoro» e «Campagna lombarda», ora custoditi nel Museo civico di Belle arti di Lugano, parte dell’ampia donazione di 320 opere fatta nel 1957 dagli eredi Chiattone all’istituto luganese. Gli commissionò alcune opere fra cui il ritratto per il figlio, sempre eseguito nel 1908. Fu anche editore delle cartoline di Boccioni, forse pubblicate dalla fine dell’Ottocento, un lustro prima che si frequentassero assiduamente, e oltre la morte dell’artista, avvenuta nel 1916.
La mostra di Bergamo propone circa 200 opere di 120 artisti sugli influssi esercitati dal Futurismo e relative agli sviluppi dell'arte visiva del ‘900 per giungere alle più recenti ricerche contemporanee. Opere, quindi, degli esponenti storici del Futurismo (Boccioni, Balla, Carrà, Russolo, Severini, Depero), veri capisaldi della storia dell'arte per aver interpretato concetti rivoluzionari sino alle avanguardie alle quali hanno aperto la strada: dall'Astrattismo al Costruttivismo, dall'Arte Cinetica alle Neo Avanguardie degli anni ‘60 e ‘70. Un itinerario, quindi, che si articola per accostamenti, analogie e differenze.
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«Il futuro del futurismo. Dalla ‘rivoluzione italiana’ all’arte contemporanea», a cura di Giacinto di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini Galati, Gamec - Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, Via San Tomaso, 52 , sino al 24 febbraio 2008. Orario: da martedì a domenica ore 10-19; giovedì ore 10-22. Ingresso: intero 8 €; ridotto e gruppi 6 €; scuole 2 €. Catalogo Electa.
Attilio Mazza