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RECENSIONI è la sezione dedicata a tutti coloro che amano avere la compagnia di un libro, magari che li aspetti la sera sul comodino. Proporremo un Libro Amico ogni settimana, indicandone il genere, il grado di difficoltà, i temi e le qualità.

«Albrecht Dürer: Lettere da Venezia»

a cura di Giovanni Maria Fara

Electa-Pesci rossi, 90 pagine con illustrazioni, € 15,00


"Pesci rossi" è il titolo della nuova collana Electa, tratto da una fortunata raccolta di scritti di Emilio Cecchi, che vide la luce nel 1920. Pochi anni prima Cecchi, in occasione della mostra della Secessione Romana, aveva avuto modo di ammirare “I pesci rossi” di Matisse: al quadro, così moderno nell'estetica delle forme e nella profondità delle allusioni, e alla mostra, lo scrittore dedicò un breve articolo e qualche annotazione sparsa dei suoi taccuini, suscitando l'interesse e la curiosità dei suoi lettori, di altri critici del suo tempo, e perfino della famiglia reale. Sì che da allora, e per qualche tempo, pesci rossi allusero proprio a quei brevi saggi, a quelle colte divagazioni del tipo ricordato.

La direzione editoriale di Electa intende con la nuova collana riproporre quella stessa tecnica dello scrivere; saggi brevi illustrati che abbiano per argomento un artista, un'opera, una città, un monumento. O altro ancora, sempre connesso alla storia dell'arte. Tra le prime pubblicazioni, di particolare interesse quella curata da Giovanni Maria Fara e intitolata: «Albrecht Dürer: Lettere da Venezia» con molte illustrazioni (90 pagine, € 15,00).

Dürer (Norimberga, 21 maggio 1471 – 6 aprile 1528) pittore, incisore, matematico e xilografo tedesco, è considerato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale. Nell'autunno del 1505 partì da solo per l'Italia, raggiungendo Venezia attraverso il Tirolo e il Trentino, senza trascurare di fermarsi a Mantova, a Padova e forse anche a Pavia dove risiedeva l'umanista tedesco Willibald Pirckheimer. Non sono documentate le conoscenze personali che ebbe in quel periodo con Andrea Mantegna, il Carpaccio e altri maestri italiani (certa invece l’amicizia con Giovanni Bellini); è tuttavia sicura l’enorme impressione delle loro opere viste e ammirate. Si mantenne a Venezia vendendo stampe, disegni e acquerelli e realizzando quel capolavoro rappresentato dalla grande pala a olio «Festa del Rosario», conservata oggi alla Galleria Narodni di Praga.

I giorni veneziani di Dürer sono documentati dalle lettere all’amico Willibald Perckheimer raccolte nel volume. In esse emergono al vivo la vita di tutti i giorni del grande artista, le sue preoccupazioni, l’impegno per acquistare gioielli e tappeti per l’amico. Ma ecco un saggio nel frammento scritto da Albrecht Durer il 7 febbraio 1506 all’amico norimberghese:

«Vorrei foste qui a Venezia. Ci sono tanti compagni gentili tra gli Italiani che sempre più si accompagnano a me, cosa che a uno, poi, dovrebbe intenerire il cuore: studiosi, intelligenti, buoni suonatori di liuto, flautisti, intenditori di pittura, e molte menti nobili, gente di vera virtù, e mi dimostrano molto onore e amicizia. Ma vi si trovano anche i manigoldi più infidi, più bugiardi, più ladri, che credo non ce ne siano di simili al mondo... Io stesso debbo ridere con loro quando parlano con me. Sanno che si conosce la loro malizia, ma non se ne preoccupano. Fra gli Italiani ho molti buoni amici che mi avvertono di non mangiare e bere con i loro pittori. Molti di loro mi sono anche nemici e copiano nelle chiese le mie opere e dovunque possano venirne a conoscenza. E poi le criticano e dicono che non sono di genere antico e perciò non buone».


Attilio Mazza



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