Il volume – scrive Giuseppe Parlato nella nota introduttiva, «richiama, nel titolo, quello di Mario Tedeschi, Fascisti dopo Mussolini, la prima e, per molto tempo, l'unica opera relativa alle origini del neofascismo. Vi è tuttavia una differenza fra il “dopo” e il “senza”, nel senso che Tedeschi affrontò il problema del periodo successivo al 25 aprile 1945, mentre la presente ricerca si propone di ricostruire le vicende del neofascismo a partire dal fascismo clandestino al Sud, quando Mussolini era ancora capo della Repubblica sociale italiana: per i neofascisti meridionali non era ancora un “dopo Mussolini” ma piuttosto un “senza Mussolini”. Al di là degli aspetti più strettamente semantici della questione, il primo problema che sorge nello sviluppo di una siffatta ricerca consiste proprio nel chiedersi come si comportarono, che cosa pensarono, quale metodologia utilizzarono i fascisti una volta privati di quella figura carismatica, di quella guida, di quel modello umano prima che politico che ne determinò per un ventennio il pensiero e, soprattutto, l'azione. Per questo motivo, il presente volume ci sembra debba necessariamente prendere le mosse dalla fine del fascismo, da quel 25 luglio 1943 che rappresentò la conclusione del regime e, in qualche modo, l'inizio della fine politica del duce. Fine politica e non già fine del carisma, giacché proprio il crepuscolo della Rsi costituì per tutto il neofascismo il punto più alto della parabola mussoliniana e, di conseguenza, il vero modello cui rifarsi, sia dal punto di vista delle scelte politiche e istituzionali, sia da quello della politica sociale».
Il libro di Giuseppe Parlato, docente di Storia contemporanea nella Libera Università «San Pio V» di Roma, s’intitola, appunto «Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia 1943-1948» ed è pubblicato dal Mulino.
A soli venti mesi dalla fine del fascismo e della guerra civile, il 26 dicembre 1946 nasceva a Roma il Movimento sociale italiano – si legge nella nota editoriale –. Esso costituì il risultato di un intenso lavoro di contatti e di relazioni che ebbe inizio addirittura prima della fine della guerra e che coinvolse anche ambienti legati ai servizi segreti americani.
Avvalendosi di un'ampia messe di fonti edite e inedite, italiane e straniere, Parlato rovescia la visione tradizionale di un neofascismo puramente nostalgico: il neofascismo e il Msi s’inserirono bene nella politica della Guerra fredda, dove, nella contrapposizione al comunismo, potevano individuare nuovi spazi di agibilità politica.
Il volume prende le mosse dalla descrizione del fascismo clandestino al Sud, nell'Italia liberata, fra il 1943 e il1945, per poi affrontare l’attività riservata svolta dai neofascisti in funzione anticomunista. Scorrono in queste pagine momenti inediti e sorprendenti: la prima apertura ai neofascisti, realizzata da Togliatti nel novembre 1945; il ruolo della Chiesa nella loro organizzazione unitaria; i rapporti fra i neofascisti ricercati dalla polizia con autorità di governo e uomini politici antifascisti al fine di concordare l'amnistia Togliatti; gli uomini della Decima Mas invitati come addestratori dei reparti d'assalto in Israele; aspetti nascosti dell'attentato all’ambasciata inglese a Roma (1946); le profonde differenze fra la strategia di Romualdi e quella di Almirante al momento della nascita del Msi.
Attilio Mazza