ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

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CHAGALL, KANDINSKIJ, MALEVIC








(Como, Villa Olmo)




Chagall, Gli amanti in blu, 1914


Noi siamo la supremazia del nuovo. Noi facciamo le arti rivoluzionarie del Cubismo, del Futurismo e del Suprematismo” (Kazimir Malevic, 1920)


Nei primi anni del Novecento s’afferma in Russia la stagione delle Avanguardie Storiche, che annovera tra i suoi protagonisti i pittori Chagall, Kandinskij, Malevic e il maestro dell’arte analitica Pavel Filonov, figura isolata d’artista che illustra i libri cubofuturisti, pur ispirandosi alle icone russe e alle visioni apocalittiche di Bosch. Tre artisti diversi, uniti dal desiderio di novità e di totale cambiamento, ma disillusi dai radicali mutamenti avvenuti nei primi anni del Novecento in Russia e in Europa. In effetti i primi decenni del XX secolo furono in Russia veri e propri laboratori di sperimentazione artistica non solo in ambito pittorico e plastico, ma anche nella produzione letteraria, teatrale e cinematografica, oltre che architettonica e musicale. Nello Stato per eccellenza autocratico, fondato sull’inossidabile unione tra potere politico e religioso, scrittori ed artisti ebbero un’indiscussa libertà creativa che portò alla costituzione di quell’avanguardia che seguì con entusiasmo partecipe il solco aperto dall’Ottobre rosso e che sostenne il potere bolscevico. Tutti gli scrittori dell’Età d’argento, questa la definizione della letteratura prodotta agli inizi del Novecento in Russia, lavorarono per dare al regime una politica culturale.




K. Malevic, La mucca e il violino, 1913


Malevic, Rodcenko, Tablin disegnarono i manifesti della propaganda dell’epoca; Chagall fu nominato commissario per le Arti; Kandinskij si adoperò a riformare l’insegnamento artistico nelle scuole del nuovo regime. Gli intellettuali e gli artisti poterono così esprimersi liberamente. La cooperazione tra le Avanguardie russe e il regime sovietico durò fino alla seconda metà degli Anni Venti, quando Stalin impose il principio del realismo socialista, per cui i protagonisti della rivoluzione artistica del ventennio precedente finirono tragicamente. Infatti Esenin e Majakovskij si suicidarono, altri come Chagall, Kandinskij e Natalia Goncharova emigrarono. La causa della loro infelicità fu un tragico errore. Quando nel 1917 i bolscevichi presero il potere, i protagonisti delle Avanguardie si convinsero di essere veri  e propri rivoluzionari. Invece essi furono il prodotto raffinato dello sviluppo economico della Russia tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento e della nuova borghesia. Odiarono i borghesi che avevano acquistato le loro opere, amarono la rivoluzione che li avrebbe uccisi o esiliati dal loro Paese.



Kandinskij, Amazzone sulle montagne, 1918

La mostra presenta 80 opere tra olii, tempere e disegni, provenienti  dal Museo di Stato di San Pietroburgo, dai musei di Saratov, Tula e Ivanovo e da collezioni private. L’esposizione, nell’anno del centenario del Futurismo, è di particolare importanza, in quanto permette al visitatore di acquisire informazioni per comprendere ed apprezzare pienamente l’importanza e il peso delle Avanguardie russe fino al 1930, quando il suicidio di Majakovskij ne decreta, simbolicamente, la fine. Il percorso espositivo inizia con le opere di Chagall del primo periodo russo, che sono l’espressione degli affetti e del suo legame con la città natale di Vitebsk. Si passa quindi a Kandinskij e alle sue straordinarie tele astratte per approdare a Malevic e ai suoi capolavori che sono la testimonianza della sua produzione non solo postimpressionista e cubofuturista, ma anche suprematista e del ritorno alla figurazione. Per ultimo c’è Pavel Filonov, artista a noi ancora sconosciuto, ma di grande capacità espressiva e visionaria.



P. Filonov, Fiori della fioritura universale, 1915


La mostra è visitabile fino al 26 Luglio 2009.



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