ARTE - A cura di Rosa Roselli Tutti i diritti riservati |
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GIOTTO E IL TRECENTO
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Agnolo di Bondone, detto Giotto (Vespignano, Vicchio di Mugello 1267? – Firenze 1337) svolge il suo apprendistato, da adolescente, nella bottega di Cimabue (1280 –90 circa), anche se per la sua formazione è stato assai importante il contatto con gli orientamenti classicisti della pittura romana, avvenuto a Roma o ad Assisi, dove sono state riconosciute le sue prime opere, databili tra il 1290-1295: ossia gli affreschi con le “Storie dell’Antico Testamento” e di quello “Nuovo”, siti nelle zone alte della navata della chiesa di San Francesco d’Assisi. L’arte giottesca trova la sua preparazione nel Medioevo, precisamente nella pittura bizantina e bizantineggiante per la chiarezza compositiva, nel modellato, nel semplificare. Giotto sia per senso pittorico sia per contenuto propone un’arte tuttavia completamente diversa, in quanto “rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno” come afferma il pittore Cennino Cennini, che dà la migliore descrizione della rivoluzione giottesca. Rimutare “l’arte del dipingere di greco in latino” significa abbandonare la “goffa maniera”bizantineggiante per ritornare alle radici latine e trasformarle in un linguaggio moderno, innovativo. E’ in questo momento che nasce la storia della grande pittura italiana, dominata da due caratteri fondamentali: la verità della composizione che trasforma l’immagine in racconto storico con una logica narrazione e la monumentalità dei lavori. Un esempio è la “Madonna d’Ognissanti”, con la quale Giotto dimostra di non essere più un artigiano, ma un artista in grado di rappresentare i valori del suo tempo. A Giotto viene così riconosciuta non solo l’abilità tecnica, ma anche la capacità di pittore e di architetto.
Giotto, La rinuncia dei beni, Assisi, 1290-1295 La mostra si propone come rilettura di questo grande Maestro molto celebrato, ma non conosciuto nella sua complessità. L’esposizione, che propone opere di altri Maestri come Cimabue, Giovanni Baronzio, Ambrogio Lorenzetti, Arnolfo di Cambio, ha l’intento di analizzare l’ampio influsso di Giotto sull’arte italiana del tempo. Del Maestro sono presenti venti capolavori, non facilmente spostabili dalle loro sedi per motivi di conservazione, tra cui la “Madonna col Bambino in trono e due angeli” e la “Madonna col Bambino e i Santi Nicola di Bari, Giovanni Evangelista, Pietro e Benedetto”, provenienti da Firenze. Dal North Carolina Museum of Art di Raleigh arriva un magnifico “Polittico” a tempera e foglia d’oro su tavola, mentre la cimasa del “Polittico Baroncelli” giunge da San Diego, California. Sono opere che affrontano la preparazione, il legame con l’antico e il mondo gotico e, in particolare, i rapporti con
La mostra è visitabile fino al 29 Giugno 2009.
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