Artemisia distribuisce il bottino di guerra, arazzo
Artemisia, regina di Caria, dopo aver ricevuto le ceneri del marito, le diluì nell’acqua e le inghiottì. Questa leggenda, nel 1600, animò le fantasie di dame, cavalieri, pittori e arazzieri, artigiani di grandissima bravura che con filo d’oro, d’argento, seta e lana ricamarono le imprese di Artemisia, creando un manufatto di enorme pregio. Questo lavoro prezioso era destinato ad una regina di Francia, di origine italiana, Caterina de’ Medici (1519-1589), donna raffinata ed intelligente. Tuttavia Caterina non riuscì a vedere l’arazzo, perché servirono quarant’anni per realizzarlo e, quando giunse a corte, sul trono di Francia c’era un’altra Medici: Maria (1575-1642), altrettanto potente e sicura, ma diversa.
Dopo quattro secoli queste stoffe, alte
15 metri
, tessute con le vicende di Artemisia nel quartiere dei Gobelin in Faubourg SaintMichel, sono a Firenze, in Palazzo Strozzi, per omaggiare due regine di stirpe medicea, che in tempi diversi crearono legami di civiltà tra Italia e Francia. Le due regine esercitarono un grande potere: Caterina, sposa a quattordici anni di Enrico di Valois, visse l’epoca buia delle guerre di religione e difese sempre lo Stato, la monarchia francese e l’ordine. Maria, cresciuta alla corte granducale nel lusso, a trent’anni, divenne moglie, mai amata, di Enrico IV, ma fu abile manovatrice di complotti.
Jacopo Chimenti, Nozze di Maria de’Medici con Enrico IV
Perno della mostra è la ricomposizione del ciclo degli arazzi dedicato alla mitica regina Artemisia, realizzato per ricordare i lutti familiari di Caterina de’ Medici, sotto forma di una bella favola che serviva anche a celebrare la sovrana, paragonandola alle eroine della storia antica o del mito. In quei secoli l’arazzo era simbolo di nobiltà ed esclusivo di una ricca committenza, costituita da sovrani e dalle più alte cariche religiose. Nelle corti del Nord Europa, fin dall’Alto Medioevo, gli arazzi erano una protezione contro il freddo. Le loro enormi dimensioni erano determinate dalla necessità di coprire grandi muri o riparare le stanze dall’umidità e dagli spifferi. Inoltre gli arazzi erano facilmente trasportabili; potevano essere usati anche all’aperto nelle processioni solenni e, dalla fine del Quattrocento, vennero impiegati nelle chiese non solo per decorazione, ma anche per proteggere i monaci nelle loro lunghe ore di preghiera. I centri manifatturieri più importanti, che lavoravano sotto la protezione del Principe, erano Parigi e Arras (da cui arazzi), ai quali poi si aggiunsero Aubusson e Tornai. Nel frattempo incomincia ad emergere Bruxelles, che diventerà il centro di produzione degli arazzi più importante d’Europa, grazie ai pittori italiani che daranno i disegni (ossia i cartoni)agli arazzieri.
In mostra vi sono poi dipinti ed oggetti appartenenti alle due regine, dedicati al mito di Artemisia, anzi delle due Artemisia, perché due furono le regine di Caria vissute tra il V e IV sec. a.C. La prima Artemisia partecipò alla battaglia di Salamina, la seconda fece innalzare il Mausoleo di Alicarnasso.
J. Chimenti, Nozze di Caterina de’ Medici con Enrico di Valois
La mostra è visitabile fino all'8 Febbraio 2009.
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