C. Twombly, Ferragosto V, 1961
Edwin Parker Twombly (Lexington, Virginia, 1928) eredita dal padre non solo il nome, ma anche il nomignolo di Cy, abbreviazione di Ciclone, che utilizzava da giocatore di baseball nel Chicago white sox.
Nel 1950 il giovane Twombly è a New York, dove frequenta
la Art Students
League e conosce Rauschenberg che lo induce a iscriversi al Black Mountain College (North Carolina). Al college Cy studia con Motherwell e Strahn e, nel 1951, inaugura la sua prima personale. Nel 1952 con Rauschenberg compie un viaggio in Italia, Grecia e Nord Africa. Dopo il servizio militare, periodo in cui studia crittografia, Cy torna a Roma (1957), sposa Tatiana Franchetti ed espone le sue opere alla galleria “
La Tartaruga
”.
L’artista che è da tempo alla ricerca di uno stile personale, elimina ogni distinzione tra pittura e paesaggio, elabora un’arte fatta di pennellate e di calligrafia, che trova il suo sostentamento nella pittura classica. A Roma Twombly dichiara di voler “essere Pussin”, un altro pittore approdato a Roma, ammaliato dall’antichità e dall’atmosfera della capitale italiana.
“Per me il passato è la principale fonte di ispirazione”, per cui attingendo a quel passato l’artista è riuscito a creare con pochi tocchi di colore e qualche parola, non pienamente leggibile, concetti complessi come l’ascesa e la caduta degli imperi, la nascita e la morte del potere umano o i contrasti d’amore. Nello stesso tempo però i suoi lavori raccontano il presente e le esperienze dell’artista.
C. Twombly, Untitled (
Rome
), 1961
Nel 1964 la mostra di Twombly alla Galleria Leo Castelli è molto criticata da Donald Judd: sono gli anni Sessanta, nei quali erano trionfanti
la Pop Art
e il Minimalismo e Twombly eseguiva opere ispirate alla civiltà classica, come la serie “Scuola di Atene”, o lavori ritenuti troppo vicini all’espressionismo astratto. Twombly, però, cambia ben presto impostazione di lavoro, dimostrando una certa propensione ad un’estetica concettuale/minimalista. Nei primi quadri in bianco/nero la sua pittura è di segno, per cui la scrittura viene disegnata, mentre il segno sottile e tremulo diventa feticcio.
Roland Barthes afferma che nei quadri di Twombly la contrapposizione scrittura – simboli grafici produce una scossa illuminante. La produzione di Twombly non ha nulla di metafisico, ma nasce da una concezione temporale vissuta come evoluzione continua dell’uomo dando così ai suoi lavori una casualità innata. L’artista applica rapidamente la pittura , anche semplicemente con le mani perché per Twombly la gestualità è l’anima del rapporto tra intelletto e sentimento. Nelle opere più recenti è evidente l’anima dionisiaca di Cy e il tema delle stagioni (1993-1995) richiama la transitorietà della vita, alla quale Twombly nelle sue ultime creazioni, dedicate al tema della rosa, simbolo letterario per eccellenza della caducità della vita, eleva un inno d’amore.
C. Twombly, Untitled, 1961
La mostra è visitabile fino al 14 Settembre 2008.
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