G. Balla, Bambina che cammina sul balcone, 1912
“Il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi” (G. Balla)
Giacomo Balla (Torino 1871 – Roma 1958), rimasto precocemente orfano, abbandona nel giro di pochi anni lo studio del violino e la scuola, Nel 1955 è a Roma, dove dipinge en plein air e si avvicina al movimento divisionista di Morbelli e Pelizza da Volpedo, che lo interpretano in chiave sociale ossia particolarmente vicino al mondo degli esclusi e degli operai. Nel 1909 Balla dipinge la “Lampada ad arco” (Museum of Modern Art di New York), lavoro coevo al manifesto di Marinetti, per cui il Nostro dà alla sua pittura un’impronta marinettiana. Nel 1910 Balla firma il “Manifesto tecnico della pittura futurista” con Boccioni, Carrà, Russolo e Severini. Nel 1912 è presente alla mostra “Peintres futuristes” a Parigi, mentre, attratto dalla scienza, studia il tema del movimento. In “Bambina che corre sul balcone” l’artista presenta due nuovi aspetti della sua pittura, ossia il movimento che occupa tutto il dipinto, e lo sfondo che con la ringhiera si fonde nella figura.
Nel “Volo di rondini” e nelle “Velocità” i corpi seguono precise traiettorie, mentre lo spazio circostante si disgrega con il soggetto del dipinto. Nelle “Velocità astratte” (1913) il movimento non viene più identificato con un oggetto della natura, ma con una macchina rombante. In poco tempo Balla cambia stile, fedele al principio: “Rinnovarsi, agire, non continuare nella tradizione ma sorpassarla, e realizzare quell’arte che definisse l’espressione vera di un popolo e lasciasse l’impronta di un’epoca”.
G. Balla, Velocità d’automobile + luci, 1913
Con il manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”, firmato nel 1915 con Depero, per l’artista incomincia un periodo di ricerca artistica con materiali diversi. Sono anni di pienezza inventiva che va, purtroppo, spegnendosi e, quando nei primi anni Trenta, emerge una nuova generazione di futuristi, Balla ritorna al figurativo. Nel 1937 Balla, ormai slegato dal Futurismo, proclama il suo disprezzo per i nuovi futuristi, definiti “individui opportunisti e arrivisti, dalle tendenze più affaristiche che artistiche”. Egli si volge allora all’arte “pura” ossia all’ “assoluto realismo”.
In mostra sono esposte più di duecento opere tra dipinti, sculture, carte e assemblaggi, eseguite tra il 1900 e il 1930. Si parte con i lavori del periodo divisionista, nei quali si nota la passione dell’artista per la luce, naturale ed artificiale, ma anche interesse per la fotografia, esercitata in gioventù, con tagli inediti dell’immagine. La natura rientra nelle sue opere in senso panico, piena di energie come si può vedere nel trittico di Villa Borghese; c’è poi il socialismo umanitario nella “Giornata dell’operaio”. Il percorso infine si snoda all’interno dell’arte futurista, dalla quale, attraverso forme astratte e concettuali,emerge il suo amore per la velocità, la vita urbana e la modernità.
G. Balla, Pugno di Boccioni, 1915 – 1956
La mostra è visitabile fino al 18 Maggio 2008.
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