ARTE - A cura di Rosa Roselli
Tutti i diritti riservati
A cura di Rosa Roselli

Tutti i diritti riservati

BAJ.
DAME E GENERALI.
1960 – 1975

(Milano, Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea)





E. Baj, Generale, 1961


Enrico Baj, dopo gli studi classici, si avvia alla professione forense che ben presto abbandona per dedicarsi alla pittura, diventando un vivace animatore dell’irrazionalismo italiano. Tra il 1950 e il 1951 il Movimento Arte Nucleare si mostra come tendenza innovativa nella cultura milanese grazie all’adozione di un linguaggio nuovo, desunto dalle tecniche dell’automatismo surreale, armoniosamente accordato alle esperienze europee di pittura informale. Nel 1951 Enrico Baj e Sergio Dangelo organizzano a Milano (Galleria San Fedele) una mostra dal significativo titolo: “Pittura Nucleare”.
Nella primavera del 1952 Baj e Dangelo fondano ufficialmente il Movimento Arte Nucleare, il cui manifesto è pubblicato a Bruxelles. “Ad un pittore nucleare non chiedere il disegno, il colore, la composizione, la somiglianza e tante altre astrazioni…Se mai, provate a chiedergli un tappeto di allucinazioni, una zona occulta di ricordi dimenticati o di presagi ingiustificati, o un delirio molecolare inframezzato da passaggi di comete ancora anonime” (Dal Fabbro, 1954). E’ chiara la presa di posizione contro l’astrattismo geometrico-concreto per privilegiare il ricorso all’automatismo psichico di astrazione surrealista, il rifiuto di un’arte “codificata”. Il riferimento al nucleare, alle “nuove forme dell’uomo” che “sono quelle dell’universo atomico”, alle “forze… cariche di esplosivi imprevisti” avvicina il Movimento Nucleare allo Spazialismo di Fontana.
Il percorso di Baj artista passa dall’automatismo gestuale all’immagine archetipici della spirale per giungere ad una pittura antropomorfa, lontana dall’astrattismo geometrico e dal realismo sociale degli Anni Sessanta. La sua produzione diventa così metamorfica, piena di grottesca ironia. Nella realizzazione dei suoi lavori l’artista si raccorda al concetto di assemblage dei materiali più diversi, recuperando il kitsch della società borghese.




E. Baj, Lady Fabricia Trolopp, 1964


In Baj l’assemblaggio non vuol dire rifiuto,scoria, ma è simbolo di discriminazione dell’ambiente borghese, per cui  negli Anni Sessanta Baj è inserito fra gli esponenti del “Nouveau Réalisme”, con i quali, nel 1962, si presentava a New York. Nel 1968 Baj presenta la sua nuova produzione: i “Generali”, realizzati con pezzi di stoffa imbottita, fregi, medaglie con i quali irridere le ambizioni e la volontà di comando degli uomini, evidenziando così il suo antimilitarismo e antibellicismo. A questi uomini sgraziati e ottusi l’artista affianca le “Dame”, coperte di pizzi, monili e belletto. Sono donne che, forti dei loro titoli, rivelano la loro nullità.
La Fondazione Marconi impronta la mostra sui lavori più famosi della produzione di Baj, l’artista che fu l’anima e il protagonista di numerosi movimenti d’avanguardia italiani ed internazionali. Le opere che provengono da collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, come il Centre Pompidou di Parigi, il Moderne Museet di Stoccolma, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, sono tutte a collage, la tecnica prediletta da Baj.




E. Baj, Generale, 1973


La mostra è visitabile fino al 15 Marzo 2008.


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