F. Furini, Pittura e Poesia
Francesco Furini (Firenze 1604 – 1646) riceve dal padre la prima educazione artistica, completata nella scuola del Passignano, del Bilivert e di Matteo Rosselle. La sua carriera artistica inizia a Roma, dove mostra interesse per le opere di Guido Reni, dove frequenta Bernini ed è fortemente affascinato dalle Stanze di Raffaello.
L’artista insegue il sogno della bellezza che celebra attraverso la rappresentazione del nudo femminile, anche se i suoi nudi hanno sempre un che di sfuggente e di rarefatto, di solito sono figure “elegantemente composte, su sfondo di cupo azzurro oltremarino…” (Marangoni).
Come Cagnacci, suo coetaneo, anche Furini è un pittore sensuale, ma dall’eros più raffinato e di matrice intellettuale. Infatti alcuni suoi capolavori come “Ila e le Ninfe”, le “Tre Grazie” e l’ “Andromeda” (Hermitage) richiamano alla mente il Simbolismo di Bocklin.
Furini, del quale si ricorda anche una facile vena poetica, di cui ha lasciato testimonianza in quanto autore di poesie burlesche e licenziose, a trent’anni prende i voti e diventa parroco a Sant’Ansano in Mugello nel 1633, anno in cui il suo amico Galilei abiura le sue tesi a Roma.
F. Furini, Maddalena
L’artista-prete continua a dipingere quadri sia a soggetto sacro che profano. Nel 1636-37 esegue le decorazioni della sala degli Argenti in Palazzo Pitti e successivamente riceve commissioni dalla corte di Firenze, per la quale dipinge alcuni ritratti. Inizialmente i suoi quadri religiosi e allegorici sono lontani dalla sua indole sensuale e rivelano una certa indifferenza; più tardi Furini eleva il tono della sua arte che sembra conseguire una miglior espressione nel “Parto di Rachele”, dipinto per il principe Lorenzo di Toscana e ora nella collezione Bassermann di Monaco.
I suoi ultimi lavori, tra cui la “Cacciata di Adamo ed Eva”, mostrano uno stile agitato, scintillante, volto a nuova ricerca e anticipatore di nuovi equilibri.
Furini, però, muore poco dopo, nel 1643.
L’esposizione con i trentotto dipinti e una ventina di disegni, provenienti da Musei italiani e stranieri, fa emergere in modo persuasivo il concetto che dà il titolo alla mostra: “l’altra bellezza”. C’è quella ideale alla Guido Reni, c’è il ricordo dell’antico con i modelli della statuaria classica, c’è la nostalgia dei grandi fiorentini (Leonardo), c’è la natura caravaggesca ed infine la sensibilità poetica e letteraria. Tutti questi elementi costituiscono lo stile e la personalità di Furini, senza però connotarlo in modo esclusivo.
F. Furini, Aci e Galatea, Monaco
La mostra è visitabile fino al 27 Aprile 2008.
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