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A cura di Rosa Roselli Tutti i diritti riservati |
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PITTURA ITALIANA NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO PUSHKIN DAL CINQUECENTO AL NOVECENTO.
(Verona, Palazzo della Ragione)
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Giulio Romano, Dama davanti allo specchio Il Museo Pushkin, fondato da Ivan Vladimirovic Cvetaev ed inizialmente intitolato allo zar Alessandro III, ha assunto l’attuale denominazione nel
Faticosa è stata l’elaborazione pratica di questo Museo, concretizzatasi però nel 1898 grazie alla generosità dell’imprenditore Nechayev-Maltsov, il quale non solo donò due milioni di rubli per il Museo, ma si adoperò presso gli ambienti governativi per realizzare il progetto del professor Cvetaev. Inizialmente il professore pensava al museo come centro d’insegnamento universitario, per cui ci fu un’imponente raccolta di calchi in gesso dell’antichità, che ancora oggi suscita stupore e meraviglia. Tuttavia fu subito evidente che la raccolta era sì di notevole ricaduta educativa, ma fu altrettanto palese che solo la diretta visione delle opere originali poteva far percepire la vera essenza dell’arte poetica. Nel 1909 venne incamerata la raccolta egizia dell’orientalista Golenischev e, circa nello stesso anno, giunse a Mosca anche un nucleo di dipinti italiani (XII – XIV secolo) donati al Museo dal console russo a Trieste Michail Schekin.
La rivoluzione d’Ottobre (1917) portò ad una ridistribuzione del patrimonio artistico, per cui nel 1924 si aggiunsero opere del Fondo Museale di Stato, dove si erano affastellati i dipinti di collezioni private di Mosca e delle residenze di campagna. In quell’anno poi si aggiunsero le raccolte, nazionalizzate, dei nobili di San Pietroburgo. Tra le tele più importanti si ricordano quella di Bellotto con la veduta di Pirna; la piccola Minerva di PaoloVeronese; le opere di Paris Bordon, Pietro da Cortona, Sebastiano Ricci, Giovanbattista e Giandomenico Tiepolo. Famosa per la presenza di opere italiane fu anche la collezione del conte Strogana che possedeva la “Sacra Famiglia con san Giovannino” del Bronzino. I quadri di pittori italiani erano l’orgoglio delle collezioni private moscovite del XIX secolo. In età sovietica, Benediktov possedeva un’ampia e variata testimonianza di lavori italiani, esposti a Verona, come “Betsabea al bagno” di Amigoni; “La morte di Sofonisba” di Francesco Cairo; coppie di vedute di Canaletto…
B. Strozzi, Vecchia civetta
Nel dopoguerra molte opere vennero acquistate da privati, mediante
Verso la fine degli Anni Sessanta la sezione di pittura italiana del Museo ha avuto un sensibile incremento di oltre 150 opere. I nuovi acquisti riguardano prevalentemente opere collocabili tra il XVII e il XVIII secolo, con lavori di Guido Reni (“
G. De Chirico, Donne romane, 1926
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