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A cura di Rosa Roselli Tutti i diritti riservati |
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VICTOR VASARELY
(Milano, Triennale Bovisa)
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V. Vasarely, Periodo Vega, 1976 “Sono uno scienziato che fa ricerca in laboratorio” (V. Vasarely) Victor Vasarely (Pécs 1908 – Parigi 1997) si forma in Ungheria, nella scuola di Muhley affine per principi a quelli espressi dal gruppo Bauhaus. Nel 1930 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i gruppi astratto – concreti. Vasarely indaga sul rapporto tra ricerca artistica e società industriale, poi nel dopoguerra diventa un protagonista dell’arte cinetica, di cui Vasarely sviluppa, da pioniere, l’aspetto dell’Optical Art. I teorici di questa corrente affermano che il movimento non deve essere inteso come un fenomeno reale, bensì come pura idea, vale a dire un effetto ottico, ottenuto con colori e forme assolutamente statici. Inizialmente le tele degli artisti optical erano elaborate solo in bianco e nero per conseguire il massimo contrasto da tradurre in effetti ottici.
V.Vasarely, Torri nucleari, 1980 Successivamente viene utilizzato il colore e Vasarely nei suoi quadri crea sagome geometriche di vari colori, dentro una struttura a scacchiera, che sembrano fluttuare sulla tela, distorcendola. Utilizzando la tecnica delle opposte prospettive e colori fortemente contrastanti, Vasarely ha prodotto un’illusione ottica che dà la sensazione del movimento, per cui le forme geometriche sembrano spostarsi sotto l’occhio di chi guarda. Creare immagini inesistenti, servendosi di principi geometrici, piacque a Vasarely che utilizzò gli effetti delle illusioni ottiche in tutte le sue opere: quadri, sculture, stampe, disegni. Le linee del suo programma artistico sono esposte negli scritti: “L’arte nuova: nuove idee e nuove tecniche” (1954), “Note per un manifesto (Manifesto giallo)”, 1955. La mostra milanese celebra i dieci anni della scomparsa di Vasarely ed offre la visione di un cospicuo numero di opere.
V. Vasarely, Pal –Ket, 1973 - 1974
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