A cura di Rosa Roselli

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COSME’ TURA E FRANCESCO DEL COSSA.

L’ARTE A FERRARA NELL’ETA’ DI BORSO D’ESTE

(Ferrara, Palazzo dei Diamanti e Palazzo Schifanoia)




Francesco del Cossa, Ritratto d’uomo


Cosmè Tura (Ferrara 1430 – 1495) fu pittore di corte al tempo di Borso d’Este ed è considerato il caposcuola della pittura ferrarese del 1400.

Cosmè fu un artista operoso, in lui vita ed arte si sono fuse in un’unica visione. L’arte di Tura è senza dubbio legata a Padova, dove il pittore si trasferì nel 1452, e al suo ambiente artistico in quel periodo dominato dalla presenza di Donatello e di Mantegna che Tura conobbe mentre lavorava nella Chiesa degli Eremitani in Padova. Da questa esperienza Tura derivò l’amore per le fastose composizioni decorative, il plasticismo delle figure e il desiderio di conseguire “la definizione della sostanza delle cose…” (Berenson), immergendosi così in un linearismo esasperato e nel cromatismo della materia. Elementi che mostrano una vicinanza assai sensibile alla pittura di Squarcione e alle eleganze tardo gotiche di Pisanello, ma che rivelano originalità grazie ad una fervida immaginazione per cui, tramite colori e forme non comuni, Tura riesce a rappresentare una realtà molto prossima al mondo della fantasia. Inoltre la lezione spaziale di Piero della Francesca e del naturalismo espressionistico di Van der Weyden, operante a Ferrara, situano Tura tra i protagonisti dell’arte rinascimentale italiana….


Cosmè Tura, Madonna col Bambino


Dai suoi capolavori come “ La Pietà ” (Venezia), le ante d’organo con “San Giorgio che libera la principessa” e l’ “Annunciazione” (Duomo di Ferrara), la “Madonna in trono” (Londra, Nat. Gall.), il “Polittico Roverella”, smembrato e distribuito in vari musei europei e americani; il “Sant’Antonio da Padova” (Modena) è ben visibile il modo di dipingere del Nostro che sembra portare all’esasperazione un mondo fantastico, di allucinata tensione, senza venir meno al principio umanistico della misura che gli permette di ottenere una visione artistica nuova ed autonoma, espressione del raffinato intellettualismo della corte ferrarese. Testimonianza di questo clima è il ciclo affrescato con le figurazioni dei Mesi (forse ideato da Tura) nel salone di Palazzo Schifanoia.


F. del Cossa, Il giardino dell’amore, Palazzo Schifanoia

Francesco del Cossa (Ferrara, 1436 – 1478), secondo Berenson allievo di Tura, proseguì la ricerca espressiva e plastica del maestro, sentendo però l’influsso pittorico di Piero della Francesca sia nel modellare le figure con maggior fluidità e ampiezza sia nell’uso della luce diffusa. Tuttavia l’abilità del Cossa emerge nel duttile movimento delle sue figure. La sua opera più conosciuta è parte del ciclo dei Mesi di Marzo, Aprile e Maggio. Le scene allegoriche si uniscono ai segni zodiacali, i giovani protagonisti sono tratteggiati con vigore e vivacità cromatica. Questo ciclo di affreschi celebra l’investitura papale a duca di Ferrara di Borso, figlio illegittimo di Lionello d’Este. E’ l’esaltazione del suo buon governo, è la glorificazione di Borso che sovrintende ai vari lavori agricoli, legati ai mesi, ma è anche la celebrazione di un’umanità giovane, dedita ai piaceri della vita.



Cosmè Tura, Pietà, Venezia



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