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A cura di Rosa Roselli Tutti i diritti riservati |
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IL SETTIMO SPLENDORE,
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“Noi sem levati al settimo splendore,
“Il settimo splendore” o cielo di Saturno, che Dante nel Convivio definisce pianeta “freddo e secco”, è caratterizzato dagli spiriti contemplanti che si presentano come splendori posti lungo una scala d’oro. Alla terzina dantesca fa riferimento il titolo della mostra veronese, tutta imperniata sul tema della malinconia o dell’ “umor nero” che, secondo gli antichi, il corpo di qualcuno secerne più di quello di un altro, determinando così il suo temperamento. La malinconia è tristezza, è l’incapacità, secondo Goethe, di accettare la monotonia del quotidiano, la ripetitività delle varie fasi dell’esistenza umana, perché finale. Al malinconico le cose sembrano incomprensibili, senza un preciso significato; si crogiola nel proprio piacevole tormento, si nutre petrarchescamente di “sospiri”. I pensatori, i poeti, gli scrittori, insomma gli intellettuali nel senso più ampio del termine, hanno sempre avuto ed hanno propensione alla malinconia che per Kiekegaard è la perdita di Dio, quindi l’assenza di fede. Per i monaci è l’accidia, un peccato e, nello stesso tempo, un vizio che apre alla perversione, di cui la malinconia è iniziatrice e maestra esperta. Anche la tradizione ebraica chassidica condanna la malinconia come perdita di fede, che logora la vitalità opponendole il valore religioso della gioia, del riso.
Tuttavia la malinconia è un modo d’essere proprio della modernità e, senza dubbio, questa categoria è ben espressa sia da Baudelaire nella sua raccolta poetica “Les fleurs du mal” sia nell’ “Educazione sentimentale” di Flaubert e in numerosi altri capolavori, nei quali è stata ben rappresentata e analizzata la malinconia della vita, argomento sviluppato non solo lettarariamente, ma anche in forma pittorica e musicale. Le opere esposte in mostra sono oltre 200; ci sono lavori su tavola, tele di grandi dimensioni, ma anche una sanguigna di Michelangelo “Volto virile”, studio preparatorio per un personaggio della Sistina. La rassegna è suddivisa in sei sezioni che coprono un ampio arco di tempo, dal 1400 ai nostri giorni: è un percorso che affascina il visitatore perché le opere esposte sono raggruppate per temi, per limiti cronologici e per analogia o dialettica. I nomi sono quelli degli artisti più significativi: si parte con Botticelli e la sua “Giuditta”, si prosegue con Durer e il suo angelo melanconioso, circondato da diversi simboli, tra i quali la clessidra, i solidi geometrici e un quadrato magico. Ecco Giorgione, il Moretto con il “Ritratto di Federico Martinengo”. La riflessione sulla malinconia è come un’onda lunga che attraversa tutti i secoli passati per giungere a Modigliani, Chagall, Brancusi e tanti altri Maestri famosi, senza trascurare l’espressione artistica proveniente dal disagio e dalla sofferenza psichica, come le oper del veronese Zinelli e dello svizzero Wolfli.
Omar Galliani, Grande disegno italiano
La mostra è visitabile fino al 29 Luglio 2007 www.settimosplendore.it
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