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A cura di Rosa Roselli Tutti i diritti riservati |
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ADRIANA BISI FABBRI
(Milano, Museo della Permanente)
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Adriana Bisi Fabbri (Ferrara 1881 – Milano 1918) fin da piccola aveva un grande desiderio: dedicarsi all’attività artistica perché sapeva che sarebbe stata in grado di ottenere buoni risultati. Lasciata ben presto Ferrara a causa del padre che aveva sperperato il patrimonio familiare al gioco, si era recata a Padova dove, ospitata da Amelia e Cecilia Boccioni, rispettivamente sorella e madre dell’artista, aveva trovato lavoro come sarta. Adriana cercava comunque di trasferirsi a Milano e vi arriva nel 1905. Qui conosce il giornalista e critico d’arte Giannetto Bisi al quale scrive: “Io non voglio essere una donna…e quando queste catene che mi legano s’infrangeranno…allora io volerò in alto”. Adriana si sposa nel 1907 con Bisi che la asseconderà sempre nel suo desiderio di fare l’artista. La famiglia non ferma Adriana che continua a dipingere al punto che viene finalmente ammessa, unica donna tra tanti maschi, al gruppo che decideva mostre e critiche. Per ottenere ciò l’artista si avvalse di uno pseudonimo maschile così da essere anche chiamata al “Popolo d’Italia”, per il quale eseguì disegni di stampo satirico.
Con il sostegno di Boccioni (che l’amava) nel
“Io ho grande intenzione…di creare col vero molte cose che i giovani dell’Accademia non sognano certo stando a quello che ho veduto io”. Ed è proprio tale la sua produzione perché Adriana è incontentabile: passa dal Divisionismo al Futurismo, dallo stile Secessione ad un violento Espressionismo anticipatore della “Nuova Oggettività” di Dix e Grosz. La febbre creatrice era ad alto livello così come la tubercolosi che le troncò la vita a 37 anni.
A. Bisi Fabbri, Salomè, 1911
La mostra è visitabile fino al 17 Giugno 2007
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