|
|
||
A cura di Rosa Roselli Tutti i diritti riservati |
|||
|
|
||
Dante Gabriel Rossetti, Beata Beatrix
“Non è la verità vera che io debbo presentare nel quadro, bensì la verità ideale” (Pellizza da Volpedo) Nel 1886 un poeta di origine greca Jean Moréas pubblica sul supplemento letterario del “Figaro” il manifesto del Simbolismo, in cui si propone un momento di riflessione sull’arte, intesa come espressione concreta e analogica dell’Idea, come fusione di elementi spirituali e sensoriali. Pittori quali Moreau, Puvis de Chavannes sono stati considerati i precursori di tale concezione, ma il primo vero esponente del Simbolismo fu il pittore Odilon Redon, che tentò la sintesi tra ciò che è visibile ed invisibile, tra il sogno e la vita. Tra il 1880 e il 1890 il critico Morice espose i principi fondamentali del Simbolismo, come significativa sintesi di spirito e sensi. La nuova dottrina fu diffusa da varie riviste: Le Symbolisme (1886),
G. Previati, Paolo e Francesca
Anche in Italia la novità fu percepita nei suoi motivi ricorrenti, ossia nella rivisitazione dei miti, nel misticismo, nella convergenza tra musica e pittura, nell’interesse per le religioni orientali, rivisitati in maniera personale da ogni artista. La mostra di Ferrara vuole offrire un ampio panorama della produzione simbolista, ma trascura ampiamente la produzione italiana, rappresentata da sole tre opere, benché esse siano dei veri capolavori. Il percorso, ordinato secondo la scansione cronologica, si apre con il preraffaellita Dante Gabriel Rossetti, con Bocklin e Puvis de Chavannes. Segue l’Apparizione di Moreau, del quale sono visibili anche opere su carta. Odilon Redon è il punto di valico tra precursori e simbolisti; a lui fanno seguito Gauguin e i Nabis. Ci sono poi alcune sale centrali con artisti validi come Knopff e von Stuck, affiancati da una produzione minore di modesta qualità. Nelle due ultime sale ci sono, dapprima, gli unici tre pittori italiani (in una mostra italiana!): Previati, Pellizza da Volpedo e Segantini; poi c’è l’opera bellissima di Klimt (Le tre età della donna) ed infine Hodler , Munch e un Mondrian non ancora giunto all’astrattismo.
Delville, L’amore delle anime
La rassegna è visitabile fino al 20 Maggio 2007
|
|||
Archivio |