A cura di Rosa Roselli

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PAUL KLEE.
TEATRO MAGICO

(Milano, Fondazione Mazzotta)



     


P. Klee, s.t.


Paul Klee (Munchenbuchsee 1879 – Muralto Locarno 1940) si iscrive all’Accademia di Monaco e frequenta le lezioni di von Stuck, assimilando i principi dello Jugendstil. La sua formazione si completa a Berna con lo studio della musica, della grafica e con la lettura dei classici. Tra il 1902 e il 1906 conosce le opere di Blake, Klimt e Goya, ma anche di Rembrandt e Leonardo a Parigi. I suoi primi lavori sono una serie di acqueforti e acquerelli su vetro. Solo nel 1908 ha occasione di vedere le opere di Van Gogh, Cézanne e Matisse, mentre continua a produrre disegni che si distinguono per l’intensità psicologica e la deformazione espressiva. Nel 1911 Klee è in contatto con il movimento del “Cavaliere azzurro”; nel 1913 è a Parigi ove conosce Robert Delaunay e la pittura cubista, attestandosi così sui valori psicologici delle forme in relazione ai problemi di luce, di colore, di movimento e di temporalità. Momento importante per Klee è la scoperta del colore durante un viaggio in Tunisia con due amici: “il colore ed io siamo una cosa sola. Sono pittore”. Nel 1920 entra a far parte del movimento Bauhaus di Weimar e il suo metodo di analisi si rafforza con approfondimenti teorici sulla combinazione dei segni, delle superfici, dello spazio e della scala cromatica, salvaguardando sempre l’aspetto coloristico dei suoi dipinti.



P. Klee, Senecio, 1922


Infatti Klee tende a trasferire il reale in un dato immaginario. Sono immagini piene di mistero, di piccole dimensioni con zone di colore assai luminose e con sottili segni grafici. I dipinti rivelano una grande libertà nella scelta dei materiali, dei supporti e dei pigmenti colorati (“Senecio” e “Teatro di marionette”). Nel 1931 l’artista è professore all’Accademia di Dusseldorf e nel 1933, in seguito alla condanna nazista dell’ “arte degenerata”, si trasferisce a Berna. I suoi ultimi lavori sono di tono drammatico a causa della sclerodermia che lo affligge; i segni sono grossi ed ossessivi e richiamano sbarre e simboli notturni.

La rassegna milanese indaga il fantastico di Klee e lo associa a quello di altri famosi pittori: Goya, Ensor, Kubin, Piranesi, Daumier.



P. Klee, Bambolina. Un ritratto (1923)


La mostra è visitabile fino al 29 Aprile 2007

www.mazzotta.it


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