A cura di Rosa Roselli

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LORENZO VIANI

(Ancona, Mole Vanvitelliana)



     


L. Viani, Ritratto femminile


Lorenzo Viani (Viareggio 1882 – Ostia 1936) conosce, mentre lavora come apprendista barbiere, Plinio Nomellini che, dopo aver visionato alcuni suoi disegni, fa iscrivere il giovane Viani all’Istituto d’Arte di Lucca. L’artista che proviene da una famiglia assai povera, ha lasciato la scuola in terza elementare, ma ha sviluppato una grande passione per la lettura: egli ama gli eroi, i rivoluzionari, i poveri dei bassifondi di Parigi, descritti da Zola ed Hugo. Aderisce al movimento anarchico e viene giudicato uomo “di carattere leggero, vivace: di mediocre educazione ed intelligenza. Di poca cultura”.

I primi anni del Novecento lo vedono impegnato in manifestazioni anarchiche, nei viaggi a Venezia per la Biennale e a Firenze, dove frequenta la libera Accademia di nudo. Conduce una vita disordinata, mangia e dorme ove capita, con altri vagabondi.

Nel 1908 è a Parigi per la prima volta; si ferma nella metropoli per oltre un anno e abita alla “Ruche” (alveare), frequentata anche da Picasso, Chagall e Soffici. “Ogni artista ha a disposizione un’unica stanza. La chiamano “ La Bara ”: un triangolo con soppalco dove un inquilino dorme su un materasso sottile sottile. Niente acqua, niente elettricità. Corridoi bui, spazzatura dappertutto, grondaie bucate” (Dan Franck).

Ritornato in Italia, si stabilisce a Viareggio. Conosce e frequenta Ungaretti e Pea; illustra libri, partecipa a manifestazioni operaie e, nel 1917, parte per la guerra. Nel 1921 collabora al “Popolo d’Italia” di Mussolini ed inizia una notevole attività letteraria con il romanzo biografico “Ceccardo”, cui fanno seguito, nel 1923, “Ubriachi” ed altri lavori che si connotano per lo spietato realismo a testimonianza di come in Viani pittura e poesia si integrano. I suoi soggetti sono gli ubriachi, i ladri, i vagabondi, gli anarcoidi, i marinai, gli eroi…egli rappresenta la tragedia della miseria umana.



L. Viani,Tipi di Parigi


Dalla mescolanza di ironico e di tragico, nasce quello stile allucinato e tragico, tipico dell’artista viareggino, non solo in pittura, ma anche nell’attività letteraria. Dal 1924 al 1936 Viani lavora moltissimo, vince il Premio Viareggio ed è presente alla Biennale di Venezia. La sua ultima fatica è un affresco di trenta metri quadrati per il Collegio degli orfani di Ostia, che deve essere inaugurato da Mussolini, ma due giorni prima l’artista muore per un attacco d’asma.

I critici, a proposito di Viani, citano come suoi Maestri Munch, Rouault, Kirchner, fanno riferimento all’espressionismo europeo e al realismo nordico. Viani è stato invece un artista originale, ha creato un suo segno, che è aspro e drammatico come lui, mentre i suoi soggetti sono sempre stati quegli emarginati che hanno accompagnato una buona parte della sua vita e che sono il fascino della sua pittura.



L. Viani, Colori squallidi, 1933 – 1934


La mostra è visitabile fino al 18 Febbraio 2007.


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