"Un Libro è un sogno
che vuole comunicare"
Credo nella Mente dell'uomo
e nel Mistero infinito.
Credo nei Sogni e nel Futuro.
Credo nei Libri.
Non credo nell'impossibile.

LETTERE DELL'EDITORE
Lettere (buone e cattive) dell'Editore


Leggere o scrivere?

Partiamo dall’uovo e dalla gallina. L’uovo: pochissimi leggono. La gallina: moltissimi scrivono.
Non si sa quale dei due venga prima dell’altro, ma, per quello che conosco, una stretta relazione c’è.
Con questo non disconosco le ottime e evidenti ragioni del fenomeno attuale per cui i lettori appaiono una specie in estinzione: l’imposizione (e/o l’elezione) di ritmi di vita senza spiragli di tempo, la facile vittoria degli audiovisivi che esigono meno impegno attivo, l’affermazione del Supermercato dei libri senza bussola e senza meta, la postmoderna svalutazione dei prodotti dell’intelligenza a favore di quelli dello spettacolo e del puro divertimento (dal latino de-vertere, “divertirsi” significa “volgersi fuori da”, cioè evadere.)
Ma sentite un po’ quale potrebbe essere la relazione tra l’aumento vertiginoso degli scrittori e il massacro (provato anche statisticamente) dei lettori. Poi giudicate voi.
Capita spesso a un editore di udire scrittori che si lamentano della scomparsa di quanti avrebbero da leggere i loro libri. Quando mi capita, chiedo loro se loro leggono. Dicono di solito di sì e forniscono qualche esempio. Ho studiato gli esempi e posso catalogarli sinteticamente in questo modo.
Se l’autore non è molto giovane, si tratta di letture “antiche”, fatte anni addietro, una specie di “base culturale”, di cui usufruisce per scrivere, ma che (più o meno solida che sia) non ha più avuto un aggiornamento da parecchio.
Diversamente si tratta di rare letture per “effetto d’eco”, pilotate dal successo di autori lanciati da emulare e, per i più giovani, da mitizzare.
Con alcuni autori ho intrattenuto rapporti più ampi e ho spesso veduto in loro un grande affaticamento non soltanto a leggere cose altrui ma persino a prestarvi attenzione.
La relazione dunque potrebbe stare nell’attuale successo straripante dell’egocentrismo. Tanta voglia di dirsi, pochissima di ascoltare. Immenso desiderio di avere l’altrui attenzione, calo fortissimo della curiosità.
La curiosità è la fornace dell’intelligenza e mi rammarica vederne in giro sempre più poca, perché nessuna civiltà, anche se postmodernissima, potrebbe sopravvivere in assenza di questa alimentazione.
Essa è per lo più stata sostituita da un sottoprodotto non proprio genuino: il famoso gossip, quello che una volta chiamavano pettegolezzo ed era una faccenda “condominiale”, mentre oggi, grazie alla dedizione dei media, è faccenda mondiale nel cui seno albergano (oltre al pettegolezzo condominiale non certo scomparso) altre gratificazioni per gli istinti di massa, arrivati sani e salvi dall’antichità fino all’epoca postmoderna. Parlo del tifo, che va dal Circo dei Romani fino alle edizioni attuali del Grande Fratello. Parlo del campanilismo, che va dai medioevali Comuni fino agli attuali stadi.
Ma parlo anche di istanze più sottili. Come quella eterna del desiderio di ri-valutare la propria vita o ponendola a confronto con le disgrazie e meschinità altrui, o immedesimandosi con altrui soluzioni brillanti dei propri problemi. Come anche quella di giustificare la propria insoddisfacente condizione vedendola specchiata inesorabilmente in quelle altrui, cosa che aiuta a rassegnarsi.
Come infine quest’ultima, che vale per gli uomini fin dall’età della pietra: il bisogno di evadere dalla propria esistenza. Il desiderio di evasione è una cosa seria quando immaginiamo un prigioniero che tenta di fuggire da qualche gabbia, così come è cosa seria in letteratura, quando genera mondi diversi da quello che conosciamo nella realtà. E’ invece una cosa molto più modesta quando la fuga auspicata è solo dai propri impegni, dalle scelte e dai problemi da affrontare; allora si chiamerebbe più appropriatamente “distrazione”.
La distrazione comunque ha raggiunto ormai livelli di guardia e accomuna chi non legge e chi scrive senza un autentico e innocente desiderio di comunicazione. Gli scrittori diventano moltissimi e i lettori pochissimi, quando ognuno ha un interesse sincero soltanto per sé. Gli scrittori autentici e i lettori autentici si perdono facilmente di vista nell’arena dove gli autori lottano per la ribalta Tv e i lettori vogliono essere i giudici col pollice alto o verso del Grande Fratello.
Il futuro farà giustizia come sempre, ma intanto lo spettacolo è poco gradevole per quelli che scrivono e leggono con lo spirito controcorrente di attribuire alla parola scritta, alla ricerca culturale e all’ispirazione artistica un valore autentico (nonostante tutto).
Chiudiamo dunque con un attualissimo Svevo:
L’unica parte importante della vita è il raccoglimento. Quando tutti lo comprenderanno con la chiarezza ch’io ho tutti scriveranno. La vita sarà letteraturizzata. Metà dell’umanità sarà dedicata a leggere e studiare quello che l’altra metà avrà annotato. E il raccoglimento occuperà il massimo tempo che così sarà sottratto alla vita orrida vera. Altrimenti...ognuno leggerà se stesso.”

M.S.