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"Un Libro è un sogno
che vuole comunicare" |
Credo nella Mente dell'uomo e nel Mistero infinito. Credo nei Sogni e nel Futuro. Credo nei Libri. Non credo nell'impossibile. |
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LETTERE DELL'EDITORE
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Lettere (buone e cattive) dell'Editore
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La speranza di ognuno di noi ha le sue particolari forme: vi sono grandi e modeste speranze, vi sono speranze che si affidano al Futuro e speranze che hanno fretta, speranze che durano nel tempo quanto la persona che le nutre e speranze fuggitive e mutevoli, che sono solo un momento della vita. Non sta a me, come a nessuno, giudicarle: le speranze vivono nel campo della più inviolabile libertà e si giudicano da sole con quello che danno. Ma ogni speranza, cioè l’augurio che una persona fa a se stessa che i suoi desideri si avverino, è nemica delle illusioni, o meglio queste ultime sono le nemiche più infide della speranza. E’ nota la forma di illusione causata dall’inganno altrui, in cui si cade per ingenuità o ignoranza. Ma in questi ultimi tempi (poco ingenui e meno ignoranti) più spesso mi è capitato di vedere un’altra forma di illusione: quella generata dall’autoinganno, a cui si cede, mi sembra proprio, per... mancanza di speranza. E’ un paradosso, ma non è difficile da capire. Capita talora a un editore di incontrare strane figure di autori che esibiscono la convinzione di avere il successo a portata di mano, di avere prove di plauso da parte dei lettori tra le loro conoscenze, addirittura di poter rivoluzionare le “regole del gioco” dell’intero circuito editoriale con le loro opere. In genere questi autori non vogliono conoscere nulla della realtà in cui si dovranno muovere. Ne provo ogni volta un senso di tristezza. E’ questa forse la paura che, se vedessero la realtà, perderebbero la fiducia e la voglia di scrivere? Che non sarebbero capaci di conservare il loro desiderio e non potrebbero mantenere l’augurio di realizzarlo nel futuro, confrontandosi con le situazioni reali, affrontando le difficoltà con intelligenza e agendo con la consapevolezza delle “regole del gioco”? Purtroppo questo atteggiamento costituisce un tremendo handicap per un autore, perché gli impedisce a priori di progettare qualcosa nella realtà, di scegliere e di agire in modo favorevole e utile ai suoi propositi e così grava di una grossa ipoteca il suo investimento d’energie. Ciò vale sia per uno scrittore che cerchi una disinteressata comunicazione, considerando la propria opera un fine e non un mezzo, sia per un autore che la veda come mezzo per qualsiasi forma di notorietà, riconoscimento, riscatto, successo. In tutti i casi le illusioni possono sì avere un buon effetto psicologico soggettivo (abilitando chi se le fa a considerarsi una miracolosa eccezione e un miracolato caso di esenzione dai vincoli della realtà), ma cancellano oggettivamente le chances della speranza. Ogni diario dei Grandi Autori, che hanno già superato la prova del tempo, ci conferma che la Scrittura è speranza e mai illusione. M.S.
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