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"Un Libro è un sogno
che vuole comunicare" |
Credo nella Mente dell'uomo e nel Mistero infinito. Credo nei Sogni e nel Futuro. Credo nei Libri. Non credo nell'impossibile. |
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LETTERE DELL'EDITORE
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Lettere (buone e cattive) dell'Editore
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Discorrevo una di queste sere con un professore universitario di materia scientifica circa le cause dell’inflazione di pubblicazioni, da cui si è sommersi al punto che la lettura e la consultazione sono divenute di fatto impossibili anche per chi desidera tenersi aggiornato. Lui descriveva il cambiamento avvenuto negli ultimi anni nell’ambito della ricerca scientifica: prima era possibile e doveroso che chi avesse l’intenzione di scrivere su un determinato argomento consultasse prima la principale bibliografia almeno su di esso, ora si scrive senza farlo, non soltanto perché la mole delle pubblicazioni è inaffrontabile, ma anche perché in questa mole prevalgono scritti di nessun valore e non è possibile distinguere e dunque scegliere cosa leggere. E siamo di nuovo al cane che si morde la coda, in un circolo vizioso che si auto-incrementa. Nell’ambito umanistico e letterario, dicevo a quel professore, la situazione – benché diversa per sua natura- non è affatto migliore. Ma perché – gli ho chiesto- c’è stato questo enorme aumento delle pubblicazioni in ogni settore? Il professore mi ha fatto notare che è diventato molto più FACILE pubblicare, nel senso di “produrre un libro” a partire da un testo. Considerati i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia postmoderna, questo è senza dubbio vero, ma non basta a spiegare il fenomeno, perché aumentati vertiginosamente sono anche i testi, cioè le cose scritte che poi si propongono per la pubblicazione. Credo che il centro del problema si trovi nella fatidica parola: FACILE. E’ diventato facile non solo pubblicare ma anche scrivere. Desidero distinguere qui nettamente la facilità dall’ampliamento (a molti o moltissimi) di una possibilità. Questa distinzione è fondamentale in ogni ambito di riflessione che riguardi la società postmoderna di massa. Infatti, che le possibilità si siano estese ai più è un fatto positivo, mentre l’abuso e il predominio della facilità non può che abbassare il livello della qualità. Personalmente sono convinta che la “Dea Facilità” governi un po’ tirannicamente questo tempo in ogni ambito della nostra società, in cui ogni cosa “spendibile” deve essere facile. E "cosa facile" significa poco impegnativa, immediata e comoda. Non c’è diversità di trattamento purtroppo tra un’automobile o un elettrodomestico o un viaggio di vacanza e un libro o un programma televisivo o un pensiero. TUTTO DEVE ESSERE FACILE. Tra le varie pesanti conseguenze di questo postmoderno dictat c’è quella dei testi (letterari o scientifici) scritti “con facilità”. Cioè buttati giù senza competenza, senza preparazione e soprattutto senza cura. In un guizzo di trasporto emotivo o per una sollecitazione esterna momentanea, si digitano parole mischiate al copia-incolla di un frasario pescato in internet, orecchiando i linguaggi up-to-date, con un lessico che ci rintrona nelle orecchie a causa del bombardamento sistematico dei luoghi comuni e dei modi di dire; grammatica e sintassi sono cose di cui non c’è tempo né voglia di occuparsi, se mai i vecchi errori saranno chiamati “sperimentazione avanguardistica”; pun Se si pretende che non lo sia più, potremo –grazie alla tecnologia- pubblicare una quantità pressoché infinita di libri, ma sarà solo un mare di carta inutile ed in essa affogheranno i pochi libri che hanno senso e utilità, perché nessuno potrà trovarli, proprio come quando non venivano pubblicati o erano messi all’indice e al rogo. Si potrà continuare a pubblicare moltissimi libri facili, finché - come è inevitabile nei fenomeni di inflazione - non saranno del tutto saturi i lettori, che ne costituiscono il mercato. E fermiamoci qui, nella speranza che qui si fermino le conseguenze della dittatura della facilità. Speriamolo per il nostro futuro, perché, come diceva Saint Exupery, “Certo è detestabile che l'uomo schiacci la mandria. Ma non è questa la grave schiavitù: essa si manifesta quando la mandria schiaccia l'uomo.” M.S.
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