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"Un Libro è un sogno
che vuole comunicare" |
Credo nella Mente dell'uomo e nel Mistero infinito. Credo nei Sogni e nel Futuro. Credo nei Libri. Non credo nell'impossibile. |
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LETTERE DELL'EDITORE
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Lettere (buone e cattive) dell'Editore
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La fatidica parola “esordiente” di per sé indica semplicemente colui che comincia un’attività, ma l’uso – sia antico che moderno – ha aggiunto al termine un’aureola di importanza: l’esordio era nella classicità la parte iniziale di un’opera teatrale o di un discorso pubblico e nei nostri tempi si dice esordiente una nuova star dello sport o dello spettacolo. Forse da questa consolidata ambiguità, che fa della figura dell’e-sordiente un umile iniziando e al contempo un portatore di importanti sviluppi e di successo futuro, nascono nel mondo editoriale molti equivoci e atteggiamenti deleteri. In verità la tradizione letteraria non conferma in alcun modo la “leggenda dell’esordiente”: quasi nessuno degli autori canonici ha avuto fortuna da esordiente. Il mondo editoriale di oggi poi, seppur per ragioni diversissime da quelle della “tradizione”, non ne favorisce certamente l’affermazione e la fortuna. La logica del grande mercato di massa (per giunta anche in crisi) - non meno di quella elitaria del canone sacro - ignora gli esordienti, che, se non sono robustamente sostenuti da qualcuno che internamente a questo mercato ne abbia il potere, non vengono nemmeno criticati ed esclusi come una volta, ma semplicemente non vengono né letti né conosciuti. Fa parte della “leggenda dell’esordiente” anche la promessa di «no-vità». Ma, se una volta la «novità» e l’«originalità» potevano infastidire, oggi è davvero difficile – entro una produzione variegata e sconfinata – trovare qualcosa di «nuovo» e la moda non pare premiare l’originalità, quanto piuttosto la replica. Sempre nella “leggenda”, l’esordiente, in quanto iniziando, cerca una guida, un mentore, una figura almeno di “aiutante” e consigliere. Ma difficilissimo è che assuma un atteggiamento idoneo a trovare guida e aiuto un esordiente che, per affermare la sua immagine di promessa vincente, appaia del tutto privo di umiltà e di volontà di ascolto. Infine, sempre leggendariamente, l’esordiente è giovane e davvero alla prima prova, se non di scrittura, almeno di pubblicazione. L’esordiente leggendario è insomma una figura “vergine”. Strano che capiti oggi così raramente di imbattersi in persone che, pur essendo in attesa di un vero esordio, non abbiano già inviato a centinaia di indirizzi molti dattiloscritti o ne abbiano fatti stampare a tipografie e associazioni o ne abbiano pubblicato stralci in qualcuno delle migliaia di concorsi o di siti internet. Oggi l’esordiente per lo più non ha un volto giovanile, né anagra-ficamente né psicologicamente. Nel nostro progetto editoriale c’è proprio l’obiettivo di aiutare qualche esordiente di valore ad affermarsi, ma non si tratta certo di quel tipo di personaggio che ha l’aria di concedersi come tesoro fortunatamente scoperto, o che si piazza su una sedia alla sede a raccontare per ore tutte le sue cose, o che pretende di essere lodato e servito, privo di disponibilità quanto del minimo senso della realtà. In fondo un editore crede un poco ancora nella “leggenda dell’e-sordiente”, ma, perché questa fiducia non crolli al primo impatto, sarebbe necessario che l’autore esordiente non ci credesse troppo lui nella “leggenda”, ovvero non cercasse nel rapporto editoriale la conferma della sua illusione miracolistica che il mondo stia solo aspettando lui per recargli il successo bramato e l’omaggio alla sua vanità e al suo narcisismo. Credo di comprendere le ragioni per cui, di fronte a un grande desiderio di “sfondare”, si rifiutano la realtà e il ragionamento. Questi ultimi, infatti, date le circostanze e i meccanismi odierni, non lasciano molto spazio alla speranza e alla fiducia. Ma un vero scrittore che vuole esordire ha oggi proprio questa prova da affrontare e superare.
M.S.
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